Gli Houthi minacciano una «risposta enorme» dopo il pesante raid israeliano su Hodeida ma anche lo Stato ebraico avverte che potrebbe colpire ancora. Ieri Tel Aviv ha pubblicato i filmati che mostrano gli attacchi aerei del giorno prima contro il porto yemenita, controllato dagli Houthi. Il video mostra missili lanciati da decine di jet da combattimento che prendono di mira quattro grandi portacontainer nel porto, depositi di carburante e infrastrutture energetiche. L'obiettivo era di inviare un messaggio ai ribelli yemeniti ma pure a Hezbollah, oltre a causare danni finanziari al gruppo sostenuto dall'Iran e impedire la sua capacità di importare armi. Nel raid almeno 6 persone sono morte e altre 80 sono rimaste ferite. Ma già ieri è arrivata la prima rappresaglia degli Houthi. Secondo il portavoce militare del gruppo Yahya Saree numerosi missili balistici sono stati lanciati verso Eilat e un'operazione navale, aerea e missilistica congiunta ha colpito la nave container statunitense Pumba nel Mar Rosso. Qui un missile è stato intercettato da Tel Aviv. «La risposta arriverà e sarà grandiosa», ha minacciato Saree. E ha quindi ribadito che le operazioni non si fermeranno finché continuerà «l'aggressione» al popolo palestinese.
Il leader degli Houthi Abdul Malik al Houthi ha rincarato la dose: «Il nemico israeliano non è più al sicuro in quella che viene chiamata Tel Aviv», ha avvertito. «Gli Houthi continueranno ad attaccare Israele e non rispetteranno alcuna regola di ingaggio», ha intimato invece il portavoce del gruppo Mohammed Abdulsalam che ha precisato che non ci saranno «linee rosse». Gli ha replicato Benjamin Netanyahu con parole ferme: «Ci proteggeremo in ogni modo, su ogni fronte. Chiunque ci faccia del male pagherà», ha tuonato il premier israeliano. L'esercito ritiene che il fronte di guerra con gli Houthi stia diventando sempre più centrale. Per questo l'Idf si sta preparando alla possibilità di dover attaccare altri obiettivi in Yemen e l'aviazione vuole allargare la difesa aerea, nella zona di Eilat e nel Sud.
Anche perché, in base a un'indagine dell'aviazione, è emerso che il drone di fabbricazione iraniana lanciato dagli Houthi nella notte tra giovedì e venerdì contro Tel Aviv ha percorso più di 2.600 chilometri prima di colpire un palazzo. Il Samad-3 modificato ha attraversato il mar Rosso, raggiungendo l'Eritrea, poi è passato a Nord del Sudan e dell'Egitto ed è arrivato nel Mediterraneo indirizzandosi verso l'obiettivo da occidente. In quel momento gli operatori radar israeliani erano concentrati su un altro drone, poi abbattuto, lanciato dall'Irak.
L'esercito di Tel Aviv è preparato a ogni scenario e il conflitto potrebbe espandersi. Ha pure già pronti piani dettagliati per l'eventualità di un'escalation con Hezbollah, anche se la leadership politica dello Stato ebraico non ha ancora deciso se guidare una offensiva in Libano.
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