È trascorso un anno da quella notte livida e surreale, con i camion militari in fila silenziosa, ordinata, eterna e fuori dal tempo che lasciavano Bergamo nascondendo e rivelando al mondo le bare che nessuno spazio riusciva più a ospitare. Oggi il 18 marzo è la Giornata nazionale in ricordo delle vittime del Covid, grazie alla legge promulgata ieri mattina da Sergio Mattarella, e anche se c'è chi chiede meno commemorazioni e più fatti, senza le parole del presidente del consiglio, Mario Draghi, le bandiere a mezz'asta del Quirinale, della Camera e del Senato, degli edifici pubblici, delle sedi dei partiti, dell'Istituto superiore di sanità, senza il silenzio dei sindaci davanti ai municipi, le candele delle comunità religiose, la preghiera del Papa, il generale Francesco Paolo Figliuolo che saluta il tricolore a lutto, le frasi di cordoglio e di speranza, la poesia di Ernesto Olivero incisa sulla pietra, gli alberi piantati verso il futuro, le foto e i ricordi senza nome, senza tutto questo e molto altro, ai 103.855 morti di un bilancio che va avanti e non si ferma mancherebbe la memoria che ripara le offese e costruisce il futuro.
È la prima volta che si celebra la Giornata in ricordo delle vittime del Covid-19, oggi e domani sono ancora talmente incerti che la commemorazione si confonde con la speranza. Papa Francesco lancia il suo appello anche sui social: «Preghiamo insieme per le oltre 100.000 vittime italiane del Covid: tante persone che hanno lasciato la vita a causa della malattia e tante altre che hanno donato la loro vita al servizio degli ammalati. Il Signore li accolga e consoli le loro famiglie». Non sono soli. Tre suore lombarde della congregazione delle Poverelle morte a Kikwit nel 1995 nella Repubblica Democratica del Congo, mentre assistevano i malati di Ebola, sono tra i sette nuovi venerabili riconosciuti da Francesco. Il presidente dei vescovi italiani, Gualtiero Bassetti, che ha vissuto in prima persona la malattia, cita Giorgio La Pira per ricordare chi non ce l'ha fatta: «C'è una primavera che si prepara in questo inverno apparente, la morte non ha l'ultima parola». Voci di futuro rivolte a chi crede, o forse teme, che quel futuro non esista.
Il ricordo delle vittime mette d'accordo tutti, in un'unità nazionale che supera ogni schieramento politico. A tempo di record, la commissione Affari costituzionali di palazzo Madama, in sede deliberante e all'unanimità, ha dato il via libera al ddl che istituisce la Giornata nazionale, mettendo insieme due testi, di cui primi firmatari sono il deputato azzurro Giorgio Mulè e il senatore leghista Matteo Salvini. Alla Giornata nazionale, oltre ogni polemica, si unisce Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue: «La famiglia europea resta al fianco dell'Italia. Ne usciremo insieme».
La Giornata sarà celebrata in Italia ogni anno il 18 marzo, e su tutti gli edifici pubblici le bandiere saranno sempre a mezz'asta, per ricordare le lacrime che accompagnarono e accompagnano ancora le immagini delle salme delle vittime sui mezzi militari.
Accanto al ricordo dei nomi, l'istituzione di un Fondo di solidarietà, al momento un ordine del giorno.«Conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute» chiede la legge. Oggi è incisa in cuori che domani potrebbero dimenticare.
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