Ci sono ottime ragioni di merito per votare No al referendum, ma ce ne sono altrettante di natura politica. Le ragioni di merito sono note: il taglio pregiudica il funzionamento del Senato, priva di rappresentanza democratica milioni di cittadini e intere regioni, delegittima l'intero Parlamento raccontandolo come un costo inutile da ridurre il più possibile. È una riforma masochistica. Sarebbe come pensare di migliorare il Servizio sanitario nazionale licenziando il 36,5% dei medici. Masochismo, appunto. Ma per un elettore del centrodestra, naturalmente teso a difendere le Istituzioni e l'onore della Politica, alle ragioni di merito si aggiungono ragioni di opportunità politica. La prima, ovvia, è che la vittoria dei No rappresenterebbe la spallata finale al Movimento 5stelle. Non si voterà, infatti, su una vera riforma costituzionale, ma su una bandiera. La bandiera di Giggino Di Maio. L'unica loro bandiera identitaria che i grillini non abbiano ancora ammainato e vilipeso. Stracciata, a furor di popolo, anche questa, non avrebbero più argomenti demagogici per nascondere le loro incapacità politiche ed entrerebbero in crisi. La stessa crisi che travolgerebbe anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ormai succube della demagogia grillina. Ovvio che, camminando su gambe grilline e democratiche, il governo Conte segnerebbe il passo. Tanto più che il presidente del Consiglio si è pubblicamente dichiarato per il Sì. È possibile che il Conte2 andrebbe in crisi, è sicuro che le fibrillazioni crescerebbero.
Ma c'è un altro elemento che dovrebbe indurre gli elettori del centrodestra a votare e a votare No. Un Senato ridotto a soli 200 eletti, con gli effetti del taglio determinerebbe un handicap per il centrodestra pari ad almeno una decina voti in aula. Cinque sarebbero, infatti, i senatori a vita, tradizionalmente vicini al centrosinistra. E ben 6 sarebbero i senatori espressi dal Trentino Alto Adige, regione dove il partito Sudtirolese, tradizionalmente alleato alla sinistra, fa la parte del leone.
Dev'essere per questo che il Trentino Alto Adige è la regione meno toccata dal taglio: perderebbe solo il 14% dei senatori, avendo così una rappresentanza a Palazzo Madama pari alla Calabria, che pure ha più del doppio dei cittadini.Insomma, tra difesa di nobili principi e calcoli di convenienza politica, non c'è ragione per cui un elettore di centrodestra non vada a votare per il referendum costituzionale e non voti No.
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