Al via, ieri a Hong Kong, il più grande processo per violazione alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, che vede alla sbarra 47 esponenti dei movimenti pro-democrazia della città. Sul banco degli imputati ci sono attivisti, accademici ed ex deputati di orientamento pro-democrazia: in base alla legge sulla sicurezza nazionale, che il governo cinese ha imposto a Hong Kong per spegnere le proteste del 2019, chi verrà giudicato colpevole di uno dei quattro reati di secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere rischia pene fino all'ergastolo. Sedici dei 47 imputati si sono dichiarati non colpevoli dell'accusa di «cospirazione per la sovversione» per il coinvolgimento nelle elezioni primarie non ufficiali del 2020, in vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Legislativo, il mini-parlamento di Hong Kong. Le elezioni legislative vennero, in seguito, rinviate di un anno a causa della pandemia di Covid-19 e si tennero con una modifica del sistema elettorale che ridusse il peso del voto popolare, fino a farlo diventare sostanzialmente ininfluente, per fare in modo che «solo i patrioti» potessero governare Hong Kong.
Altri trentuno imputati si sono, invece, dichiarati colpevoli. Molti di loro si trovavano già in carcere da circa due anni, sulla base di accuse come la partecipazione a manifestazioni illegali e non autorizzate durante le proteste pro-democrazia del 2019. Prima dell'ingresso in aula degli imputati, una rara protesta si è tenuta di fronte al tribunale, dove oltre cento manifestanti hanno condannato la repressione in atto a Hong Kong e hanno chiesto il rilascio immediato di «tutti i prigionieri politici». Il processo ai 47 esponenti pro-democrazia è monitorato da parte di attivisti e osservatori internazionali per valutare il grado di indipendenza della magistratura della città dopo l'imposizione della legge sulla sicurezza nazionale e la modifica del sistema elettorale, entrambe volute da Pechino.
Il processo potrebbe durare quattro mesi: tra i nomi più noti dell'opposizione a comparire davanti ai giudici ci sono quelli dell'accademico Benny Tai, degli ex deputati pro-democrazia Claudia Mo, Au Nok-hin e Leung Kwok-hung, noto con il soprannome di «capelli lunghi», e degli attivisti Joshua Wong, già in carcere e già dichiaratosi colpevole, e Lester Shum.
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