Mani pesanti in galera. Troppo, e troppo spesso. Le inchieste sui maltrattamenti e i pestaggi all'interno delle carceri italiane si susseguono, e ora arriva anche il primo processo per tortura ai danni di un detenuto. Il prossimo 18 maggio davanti al tribunale di Siena inizierà il processo a cinque secondini del carcere toscano di San Gimignano, rinviati ieri a giudizio per il nuovo reato, introdotto nel 2017 nel codice penale, che punisce chi «cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale».
È esattamente quanto, secondo l'inchiesta condotta dalla Procura senese, avvenne l'11 ottobre 2018 nel carcere della Ranza, vicino all'antico borgo. Un detenuto tunisino durante uno spostamento di cella sarebbe stato pesantemente pestato. In un video si vede il giovane che viene tenuto fermo da tre agenti, mentre un quarto si avvicina e gli sferra un pugno che lo fa crollare a terra. A quel punto un ispettore enorme gli monta addosso con le ginocchia mentre gli altri lo immobilizzano. Poi l'uomo viene circondato e non si vede bene cosa accada, ma dai movimenti degli agenti sembra che il pestaggio continui. Poi il detenuto viene sollevato e, scalzo e con i pantaloni abbassati, viene portato verso la cella. A terra, la telecamera ritrae una macchia scura e una ciabatta abbandonata. Tra le testimonianze raccolte tra gli altri ospiti della struttura, il pm ha allegato alla richiesta di rinvio a giudizio quella di un detenuto che racconta: «L'ispettore chiamato lo sfregiato in quel momento era vicino alla cella di un altro detenuto e lo minacciava e lo offendeva». Il tunisino pestato «gridava di dolore, sempre più forte. Ho avuto come l'impressione che venisse picchiato proprio davanti alle celle di noi detenuti del Reparto Isolamento come gesto intimidatorio anche nei nostri confronti. Poi ho visto che lo trascinavano verso la sua nuova cella e continuavo a sentire confusione, grida ed urla».
Per i cinque della Polizia penitenziaria (tre ispettori e due assistenti) all'imputazione di tortura si aggiungono quelle di minacce, lesioni e falso ideologico. Il processo a Siena sarà una sorta di processo pilota, un test per alcuni vincoli contenuti dalla legge: secondo cui il reato di tortura sussiste solo se «è commesso mediante più condotte» o «se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona», ed è escluso nel caso di «sofferenze risultanti unicamente dall'esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti».
Inchieste per maltrattamenti sono aperte in almeno altre nove carceri: compresa quella di Tolmezzo, dove un detenuto che aveva dato in escandescenze venne innaffiato dalla polizia penitenziaria con un idrante antincendio attraverso lo spioncino.
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