Ogni tanto vincere è la sconfitta peggiore. Fai valere le tue ragioni, eppure perdi. Riteniamo sia successo ieri quando, a tre mesi dall'accaduto, la famiglia di uno degli alunni coinvolti in quella brutta vicenda, è riuscita a far annullare le sospensioni dei ragazzi coinvolti per un cavillo. La brutta vicenda era quella dell'11 ottobre scorso all'istituto Viola Marchesini di Rovigo: la professoressa di Scienze, Maria Cristina Finatti, era stata colpita da pallini di plastica sparati da una pistola giocattolo per tutta l'ora di lezione. Uno dei «proiettili» le era anche finito in un occhio e mentre qualcuno dei ragazzi la «bersagliava», un altro riprendeva con il cellulare. Il 18 ottobre, il consiglio di classe aveva deciso cinque giorni di sospensione per lo studente che aveva sparato, e altrettanti per quello che aveva ripreso la scena con il cellulare, due giorni per il proprietario della pistola, come anche per l'alunno che l'aveva lanciata dalla finestra per sbarazzarsene. Ma una delle famiglie dei ragazzi coinvolti ha presentato ricorso interno alla scuola e, grazie a un errore nella stesura del testo, ha ottenuto l'annullamento della sospensione. Ora, noi per proteggere un figlio saremmo disposti ad affrontare due orsi grizzly a mani nude, e di certo ci sarà capitato di usare un eccesso di difesa mettendoci dalla sua parte anche quella volta che magari proprio una ragione piena non l'avrà avuta. Perché la vita non ti mette sempre davanti a situazioni dai contorni netti e perché, nel dubbio, quello è sempre nostro figlio. Ma in questa faccenda della prof presa di mira come un bersaglio al luna park, e con tanto di filmato dimostrativo, ci sembra che non ci sia nulla di equivocabile e che i contorni, per decidere da che parte stare, siano delineatissimi. I genitori avrebbero dovuto accettare la sospensione e avrebbero anche dovuto suggerire ai figli di scusarsi con la professoressa che nel frattempo ha cambiato classe. Invece non si sono scusati, non sono stati sospesi e nulla ha scalfito il loro eccesso di cafonaggine. Poco importa che l'insegnante, forse, non avesse l'autorevolezza necessaria a tenere a bada la classe.
Delegittimare chi è chiamato a far rispettare le regole, è qualcosa che scardina molto più dell'immagine di una prof morbida d'approccio. E fa peggio ai ragazzi che alla prof. Perché le regole che gli adolescenti detestano sono ciò che un giorno li farà sentire al sicuro.
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