"Progetti paralizzati, dopo Milano in bilico le altre metropoli italiane". Intervista a Federica Brancaccio

Per il presidente nazionale di Ance si è moltiplicato il rischio di fuga degli investitori. "Il governo deve rassicurare il mercato"

"Progetti paralizzati, dopo Milano in bilico le altre metropoli italiane". Intervista a Federica Brancaccio
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Federica Brancaccio, presidente nazionale di Ance, qual è l'impatto che queste inchieste stanno producendo sull'economia milanese e nazionale?

«I danni economici sono importanti, ma la cosa più grave in questa situazione è il clima di totale incertezza e di sfiducia che viene a crearsi. Questo è un classico caso italiano dove il guazzabuglio di stratificazioni normative e di competenze portano a un'indagine penale non dovuta a corruzione, ma all'interpretazione di norme».

Che cosa si aspetta dell'emendamento Salva-Milano, che dovrebbe essere depositato entro domani?

«Da un lato non c'è dubbio che vada trovata una soluzione per Milano, però dovrebbe essere l'occasione una volta per tutte, di risolvere e dare certezze per il futuro. Per altro dobbiamo recuperare la credibilità: già l'Italia, dal punto di vista della burocrazia, è un mondo complesso da spiegare. Ma come facciamo a dire agli investitori di stare tranquilli, quando all'improvviso magari si scopre che si è sbagliato per anni? Vanno chiarite definitivamente anche le competenze tra Stato e Regioni e va scritta una legge nazionale sull'urbanistica».

Regina De Albertis, presidente di Ance Milano, Lodi, Monza e Brianza, sottolineava come in queste operazioni tutti gli attori coinvolti abbiano lo stesso obiettivo: restituire alla cittadinanza un pezzo di città migliore....

«La rigenerazione urbana è un bene comune e così va considerata. Tutto quello che noi immaginiamo e studiamo è per fare interventi al passo con la società, che inneschino una scintilla di rinascita anche sociale e culturale. La nostra economia si basa sull'attrattività delle città».

Il presidente di Aspesi prevede almeno un anno per far ripartire il motore.

«Quello che abbiamo letto sull'emendamento è che ci sarebbe questo intermezzo di tempo, tra il Salva Milano e il rimando a un tavolo tecnico, non regolamentato da un transitorio».

Si rischia di tenere fermo tutto per altri anni...

«Si parla di sei mesi, ma sappiamo come vanno queste cose. Magari si risolve tra un anno, ma non c'è un interruttore per far ripartire la macchina. E quanto ci vuole per recuperare la fiducia degli investitori?».

Qual è il suo auspicio rispetto a questo emendamento per il futuro?

«Nel breve periodo sicuramente avere un'interpretazione autentica del concetto di ristrutturazione, ma nel medio una cornice chiara e certa nazionale, al passo con i tempi, perchè altrimenti ci saranno sempre conflitti di competenze, norme che si sovrappongono e Regioni e Comuni che impazziscono per trovare vie di uscita a leggi anacronistiche».

Oriana, presidente di Aspesi, sottolineava come Roma potrebbe essere la prossima città

«Anche a Roma si è cercato di lavorare sulla rigenerazione. Fondi che stavano iniziando a guardare ad altre realtà importanti del Paese, parlo delle città metropolitane come Roma, Napoli, Genova, Bari, dopo aver sperimentato su Milano, si fermeranno e dirotteranno gli investimenti altrove».

Il danno è decuplicato.

«Certo! Perciò è urgente avere un chiarimento veloce e definitivo».

Come si fa a ricostruire l'immagine di Milano e dell'Italia?

«Quello che non deve assolutamente accadere è uno scontro tra due poteri dello Stato, politica e magistratura, non essendoci alcun tipo di dolo in queste inchieste».

Se si arrivasse a una legge nazionale, come si convince un investitore estero che un caso Milano non si

ripeterà?

«Il governo dovrebbe fare una vera operazione di marketing per spiegare che si sono sovrapposte negli anni più norme che hanno portato a interpretazioni diverse, e adesso sono chiarite una volta per tutte».

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