L'eurodeputato Massimiliano Salini (Forza Italia) è stato nominato relatore del nuovo programma spaziale europeo per i prossimi sette anni. Un dossier importante a livello scientifico e tecnologico, con tutte le ripercussioni economiche del caso. Salini è l'unico italiano che sarà impegnato in una partita chiave del prossimo bilancio pluriennale dell'Unione europea. Si occuperà di un dossier enorme dal punto di vista economico (si parla di almeno 16 miliardi di euro di stanziamenti) e industriale. Include lo sviluppo del programma civile di osservazione della terra "Copernicus", il sistema globale europeo di navigazione satellitare "Galileo", il sistema paneuropeo di ingrandimento via satellite "Egnos" e il progetto "Govsatcom", per garantire comunicazioni satellitari governative ed europee affidabili. Molto importante l’indotto (miliardario) che il settore può generare per le imprese italiane. Abbiamo rivolto alcune domande al parlamentare europeo Salini, per cercare di capire meglio la posta in gioco.
Onorevole Salini, come affronta questo impegno?
Essere titolare di questo dossier chiave mi onora ed è la prova concreta che quando in Europa i rappresentanti italiani garantiscono presenza e impegno giocando di squadra, ottengono risultati concreti a beneficio di tutti, Europa ed Italia. Si tratta di una parte tra le più significative nella programmazione di bilancio, con dei capitoli di spesa estremamente importanti, per la ricerca tecnologica, la sicurezza e lo sviluppo di tante imprese che lavorano nel settore. L'Italia ha una leadership in questo settore, condivisa con Francia e Germania. Le nostre imprese sono tra le migliori al mondo, con punte di eccellenza come Leonardo, Avio e altre realtà importanti. La cosa che mi preme sottolineare è l'importanza di partecipare, con funzioni di leadership, su scelte strategiche per tutto il Continente.
Che lavoro ha richiesto raggiungere questo importante risultato?
La prima parte è stata conquistare la leadership. Le relazioni vengono assegnate sulla base di criteri molto rigorosi. C'erano basi molto solide assegnate a Germania e Francia, ma essere riusciti a entrare in questo dossier è molto significativo per l'Italia. È stato possibile raggiungere questo risultato attraverso un lavoro costante e sistematico nella Commissione industria, riuscendo a non far prevalere il blocco dei Paesi dell'Est, ultimamente molto forte.
Ora che scadenze avete?
La dead line è molto impegnativa. La prima proposta di lavoro va presentata entro il 10 luglio. Poi inizierà il percorso di discussione, divisa in due parti. La prima, che guiderò io come relatore, avverrà in Parlamento, l'altra invece si terrà in Consiglio, guidata dai governi dei Paesi dell'Unione. I luohi politici della discussione sono questi, Parlamento e Consiglio. In questa fase attiveremo tutti i compromessi tenendo conto delle proposte delle diverse forze politiche e dei Paesi. Conclusa la discussione inizieranno i "triloghi": Parlamento, Commissione e Consiglio lavoreranno insieme per arrivare a un testo condiviso. Poi si tornerà in Parlamento, dove la proposta finale dovrebbe arrivare entro la fine dell'anno.
Quali obiettivi ritiene indispensabili per l'Italia?
Che vi sia fair play tra i Paesi nella definizione dei criteri relativi alla provenienza dei fornitori. L'oligopolio da parte di alcuni, che c'è stato in passato, deve finire. L'Unione europea si occupa di spazio da poco tempo, dal 2007-2008 per l'esattezza. Da quando esiste una strategia spaziale europea le forniture tecnologiche spesso sono state limitate alla sola Francia e Germania. L'Italia, però, non è seconda a nessuno. Quello che serve è uno schema politico che garantisca un reale fair play nelle offerte, a garanzia di tutti i Paesi membri. Già oggi, infatti, dimostriamo di produrre una tecnologia con una qualità che pochi altri possono vantare al mondo. Pensi che una parte rilevante dei satelliti nelo spazio sono concepiti in Italia.
Su questo dossier, come su altri a livello europeo, sono indispensabili alleanze trasversali tra diversi Paesi e forze politiche. Sembra una partita a scacchi. Il suo ruolo è quello di arbitro o giocatore?
Il relatore per sua natura nasce come arbitro, in quanto è il recettore di tutte le istanze all'interno del Parlamento, ma non solo. Arbitro sì, ma in ambito politico ha il compito di garantire le prerogative del Parlamento, dove non siedono funzionari, ministri o tecnici, ma eletti dal popolo. La primazia politica di chi è stato eletto dai cittadini. Tenga presente che l'80% delle norme dei Paesi membri hanno origine comunitaria. Il dibattito politico non può essere accantonato e messo in secondo piano, quando si tratta di dover decidere su un numero così grande di questioni che riguardano la vita dei cittadini.
Cosa ci può dire sui rapporti di forza tra i diversi Paesi dell'Unione?
Siamo a un punto di svolta, che riguarda da vicino il futuro dell'Italia. Che differenza c'è, nelle scelte per l'assegnazione di un dossier, tra un Paese come l'Italia, l'Estonia o la Bulgaria? Abbiamo fatto un lavoro di confronto al tavolo informale con Germania e Francia, convenendo che i dossier più importanti non possano non essere accompagnati da questi tre Paesi. Non è un discorso di predominio ma un'assunziione di responsabilità. Il tavolo si fa sempre ma spesso, in passato, l'Italia non era inclusa.
Certi Paesi, entrati da poco nell'Unione, stanno facendo pressioni per avere più spazi...
Proprio così. Di recente in Commissione trasporti abbiamo votato un testo che è un'aberrazione, a prendo ad una deregulation che va a peggiorare tutto un settore, quello dell'autotrasporto. I trasportatori dei Paesi dell'Est, pagati 1/4 degli altri, potranno circolare e lavorare in tutta Europa con le regole dei loro Paesi di provenienza. Una concorrenza sleale di vaste proporzioni. Questa misura è stata approvata con la sola opposizione dell'Italia, della Francia e della Germania. Ma gli altri Paesi hanno fatto blocco ed è passata. Ci batteremo, in Parlamento, per modificare questo finto libero mercato, che danneggia le economie di diversi Paesi e peggiora, in modo drastico, la sicurezza sulle strade, perché le regole dei Paesi dell'Est sono molto meno rigide e permettono ai camionisti di lavorare, ininterrottamente, per un numero molto più alto di ore. L'Unione europea si difende facendo blocco, tra i Paesi forti, mettendo in primo piano il rispetto della libertà e della dignità della persona. L'eccellenza italiana va difesa, ma non si tratta solo di una lotta dei ricchi contro i poveri. Intendiamo valorizzare chi sa e può assumersi la responsabilità di difendere il Continente, nell'interesse di tutti.
Mai come in questi tempi l'Europa è stata così contestata...
Vede, l'Europa torna ad essere forte se restituisce valore ai cittadini. La strategia dello spazio, di cui parlavamo prima, è deteminante non solo a livello economico e scientifico, ma anche, ad esempio, per la sicurezza, a partire dalla protezione dei nostri dati, tema sempre più di attualità. Uno dei motivi per cui l'Europa oggi da alcuni non viene vista come utile è perché non è guidata da chi potrebbe e dovrebbe guidarla.
Sono stati fatti tanti errori, in passato, da parte di alcuni Paesi europei. Ad esempio questo: strizzare l'occhio ai Paesi dell'Est, concedendo loro moltissime cose, per avere in cambio un voto utile per una nomina. Non si può più andare avanti in questo modo.
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