Le promesse di Macron costano 10 miliardi Il deficit volerà oltre il 3%

Il presidente non ha fornito coperture per le misure che entreranno in vigore nel 2019

Le promesse di Macron costano 10 miliardi Il deficit volerà oltre il 3%

G iocarsi un intero quinquennato in tredici minuti, rimandare al governo la capacità di gestire i conti dello Stato e spingere le grandi imprese a mettere mano al portafoglio. La soluzione monarchica per impedire il perdurare della rivolta dei gilet gialli è stata sintetizzata dal presidente francese in quattro provvedimenti, l'aumento di 100 euro del salario minimo (oggi a 1.184 netti), straordinari detassati e stop al prelievo forzoso sulle pensioni inferiori a duemila euro. Circa 10 miliardi il costo stimato ieri dal premier Edouard Philippe; misure in vigore dal 2019 ma non ha fornito coperture. Resta viva la paura che i gilet gialli possano continuare a paralizzare la Francia e tornare a Parigi anche sabato. Così ieri il Parlamento ha provato a sollecitare il governo. Opposizioni battagliere, sinistre che annunciano una mozione di sfiducia da votare entro 48 ore. E Senato costretto a riscrivere la legge di bilancio prevedendo un deficit dal 2,8% al 3,4%.

Il quarto punto di Macron riguarda i premi aziendali entro l'anno, detassati e non a carico dello Stato. Ieri Publicis ha annunciato «mille euro per i dipendenti», così come Iliad (oltre 6mila posti in Francia). Via Twitter, risponde presente allo sforzo di «solidarietà nazionale» anche Stéphane Richard, patron di Orange. Peugeot e Carrefour valuteranno sulla base dei risultati. Infatti il bonus di fine anno non ha nulla di automatico, avverte il presidente di Medef, Geoffroy Roux de Bézieux. Google e Amazon tacciono invece sulla richiesta di pagare le tasse in Francia, su cui Macron ha insistito nel suo discorso.

Secondo i francesi, sono ancora troppi i buchi lasciati dal presidente. Vedi la tassa sulle grandi fortune, soppressa e rivendicata. Il suo intervento sullo «stato di emergenza economica e sociale» seguito da oltre 23 milioni di concittadini ha superato lo share della finale di coppa del mondo Francia-Croazia. Ma l'istituto Odoxa per Le Figaro rileva che il 59% non è convinto dalle sue parole; Francia spaccata a metà e predominante supporto ai «gilet gialli» (54%), pur diminuito (-12 punti).

Macron ha intanto inaugurato le consultazioni con i corpi intermedi ricevendo per primi i capi delle grandi banche francesi. Gli industriali sono previsti oggi. Vuole «mobilitarli e fornire risposte concrete alla situazione», si legge nel comunicato dell'Eliseo che cita Jean-Laurent Bonnafé (BNP Paribas), Philippe Brassac (Crédit Agricole), Laurent Mignon (BPCE), Frédéric Oudéa (Société Générale), Nicolas Théry (Crédit Mutuel), Rémy Weber (Banque Postale) e Marie-Anne Barbat-Layani (FBF) tra i presenti.

In tv Macron ha provato a spingere il cuore oltre l'ostacolo, ma solo 4 francesi su 10 l'hanno apprezzato; il doppio rispetto al 27 novembre. Scongiurare il nuovo sabato di proteste è però un'altra storia. La divisione dei gilet gialli è netta, anche se la moderata Jacline Mouraud chiede alla base «una tregua». Bruxelles allontana l'ipotesi di procedura contro Parigi. In stand-by fino a primavera.

Ma come si è lasciato sfuggire il sottosegretario Gabriel Attal (che definì l'Italia «vomitevole»), «per il 2019 non dobbiamo avere gli occhi su una tabella di Exel, ce la faremo». Dio solo sa come. Quattro miliardi servono per l'abolizione della tassa sui carburanti; 6 per gli altri provvedimenti.

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