"Pronti 3.400 militari italiani. I giorni più bui della storia europea"

Mario Draghi in Parlamento ha informato il Paese sulle misure che verranno adottate dall'Europa contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina

"Pronti 3.400 militari italiani. I giorni più bui della storia europea"

Mario Draghi si è presentato in Parlamento per l'informativa sulla crisi ucraina e ha ribadito la ferma condanna dell'Italia all'aggressione russa verso la sovranità di un altro Paese, offrendo la piena solidarietà al presidente Zelensky. Il presidente del Consiglio ha approntato una bozza di road map per le prossime settimane, confermando l'impegno italiano a fornire ulteriori 3mila militari alla Nato da dispiegare sui fronti orientali più caldi.

Il fronte Nato ed europeo

"Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato. L’Italia condanna con assoluta fermezza l’invasione", ha scandito con decisione Mario Draghi in Aula. Invasione per la quale il presidente del Consiglio ha accusato anche la Bielorussia, che è "a tutti gli effetti, a pieno titolo, parte di questa invasione". Il premier ha anche rivelato che questa mattina avrebbe dovuto avere un incontro telefonico con il presidente Zelensky: "Mi ha cercato prima di venire qua, abbiamo fissato un appuntamento telefonico, per le 9.30, ma non è stato possibile poi fare la telefonata perché il presidente Zelensky non era più disponibile". Ieri il presidente dell'Ucraina ha partecipato al Consiglio europeo in collegamento, in quello che Draghi ha definito un "intervento drammatico".

La risposta dell'Europa e della Nato è compatta. L'Alleanza si è già attivata dal punto di vista militare, ha spiegato il premier. "Ieri si è riunito il Consiglio Nord-Atlantico sulla base di quanto previsto dall'articolo 4 del trattato di Washington e ha approvato cinque piani di risposta graduale che, in questa prima fase puntano a consolidare la postura di deterrenza a est", ha proseguito Mario Draghi, che ha ribadito la disponibilità dell'Italia a sostenere gli sforzi Nato.

Al momento, infatti, il presidente del Consiglio ha spiegato che "prevediamo essere impiegate dalla Nato sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni - circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania - e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato". A queste, l'Italia è pronta a contribuire ulteriormente "con circa 1.400 uomini e donne dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, e con ulteriori 2.000 militari disponibili".

Le sanzioni contro la Russia

Nel frattempo, l'Europa unita ha messo in campo le sanzioni economiche contro la Russia, "misure molto stringenti e incisive, che erano in preparazione da settimane". Gli atti legislativi sono attualmente in discussione a Bruxelles, pertanto il presidente Draghi non ha potuto dare informazioni dettagliate, sulle quali riferirà martedì, però ha anticipato che includono sanzioni finanziarie, sul settore energetico ma anche tecnologico.

Le sanzioni colpiranno la Russa ma anche gli Stati europei che le applicano. I prezzi delle materie prime e dell'energia stanno risentendo fortemente della situazione in Ucraina e "il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell'energia, ove questo fosse necessario. Ed è necessario". Come misura tampone per sopperire alla carenza di materie prime e di rifornimenti energetici, il premier Draghi ha annunciato che, sebbene l'Italia non sia intenzionata a rinunciare al progetto delle energie rinnovabili, "potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell'immediato".

La crisi energetica

La dipendenza italiana ed europa dalla Russia per la fornitura del gas è tra i punti principali affrontati in questi giorni, e Mario Draghi ha sottolineato come le vicende degli ultimi giorni "dimostrano l'imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni". Considerando il gas come fonte energetica fondamentale, il premier Draghi ha riferito in Aula che "il Governo è al lavoro inoltre per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti".

Da questo lato l'Italia ha ottenuto l'ok da parte di Joe Biden, che però non sarà l'unico fornitore del nostro Paese, perché "il Governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico - come il TAP dall'Azerbaijan, il TransMed dall'Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia".

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