Determinato a interpretare in modo diverso la nuova missione del suo ministero, Gilberto Pichetto Fratin non si tira indietro. E davanti ai lettori del Giornale - durante la XII edizione della loro Festa all'Hotel Mioni Pezzato di Abano Terme - risponde a tutte le domande che gli facciamo. La missione è quella di un ministero che, con questo governo, ha cambiato nome: non più Transizione Ecologica, bensì ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Partiamo da qui allora.
Come avete fatto fronte ai problemi di fabbisogno di energia dell'Italia?
«Con l'esplosione dei prezzi del gas dell'estate scorsa, cresciuti fino a 20 volte, e il taglio delle forniture dalla Russia, gli italiani si sono resi conto che non avevamo una politica energetica. Siamo partiti da qui per impostare un percorso che ha come obiettivo nazionale di lungo periodo quello di mettere il Paese in sicurezza dal lato energetico. Sia diversificando le fonti di approvvigionamento, sia programmando la produzione del futuro».
Il viaggio che lei farà domani a Baku è parte di questo disegno?
«Domani volerò in Azerbaigian dove venerdì 3, con il commissario europeo all'Energia, Kadri Simson, e insieme con i rappresentanti degli altri Paesi coinvolti, incontriamo il presidente Ilham Aliyev per il raddoppio del gasdotto Tap. Quello che, attraversando e servendo anche Turchia e Grecia, arriva in Puglia e ci porta 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno».
Che sono già determinanti per fare fronte al calo delle forniture russe, giusto?
«Altroché. E ricordiamo che sia il Movimento 5 Stelle, sia la regione Puglia a guida Pd si sono opposti in ogni modo al Tap. Pensate che se avessero vinto loro, senza quel tubo questo inverno dovremmo fare a meno della luce e stare al buio per almeno un'ora al giorno, e anche di più nei momenti di picco».
E per il raddoppio di che parliamo? E in che tempi?
«Il progetto è passare dagli attuali 10 miliardi di metri cubi a 20 entro 5 anni. E nello stesso tempo pensare anche a superare il collo di bottiglia che si viene a creare sul nostro territorio: il gasdotto italiano che dalla Puglia va verso il nord ha una portata di 125 milioni di metri cubi al giorno che va anch'essa adeguata con una nuova dorsale adriatica lunga 450 chilometri. È un progetto che il governo intende fare senza esitazioni».
Cosa significa? Servono le varie autorizzazioni: come arriverete a fare l'Alta Velocità del gas?
«Alcune tratte sono già autorizzate, per altre ci sono discorsi aperti. Ma noi abbiamo un'idea precisa: questo è un progetto strategico, di interesse nazionale. Serve per la sicurezza del Paese. Utilizzeremo ogni strumento necessario per farlo in fretta».
Anche il commissario? Sul modello del Ponte Morandi?
«Se sarà necessario, anche il commissario».
È il cambio di passo che questo governo vuole mostrare agli italiani?
«La maggioranza di centro destra è stata eletta per questo. Sul piano energetico l'obiettivo è chiaro: eravamo la periferia della distribuzione, domani saremo il centro. Oltre a fare la nostra sicurezza, potremo aprire un secondo filone: essere un centro di smercio per l'Europa del nord e dell'est, verso l'Ungheria per esempio. Abbiamo già contatti in corso».
E dal lato della produzione? Come procede il gas italiano, quello da estrarre dal territorio nazionale?
«Stiamo andando avanti con le imprese coinvolte nel progetto, come abbiamo previsto».
E il nucleare? Lo avremo anche noi alla fine?
«Non è una soluzione per il breve periodo. Ma vogliamo approfondire come governo il nucleare di quarta generazione e partecipiamo alle sperimentazione sulla fusione.
Siamo convinti che la produzione di energia da fonti rinnovabili non basterà mai del tutto e contiamo di avere nel giro di 15 anni - se il popolo italiano lo vorrà - anche l'energia nucleare. Che, non dimentichiamolo, oggi compriamo dalla Francia».
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