Alcuni libri di testo scolastici, in Italia, assomigliano di più ad opere di propaganda politica che a strumenti didattici imparziali. La questione è antica. E certo gramscismo fatica a sradicarsi dai banchi di scuola (e magari anche da qualche collegio dei docenti). È il caso, ad esempio, di un libro d'inglese adottato al liceo «Fanti» di Carpi. In un riquadro dedicato all'educazione civica, si legge: «Nel 2020 il Consiglio dei ministri (con il governo Conte 2, ndr) ha adottato un decreto che ribalta molte delle peggiori politiche imposte dal precedente ministro degli Interni Matteo Salvini». La vicepreside è consigliere comunale del Pd della stessa città. A sollevare il caso è stato Rossano Sasso, deputato della Lega, che ha ricevuto altre segnalazioni simili da parte di genitori e insegnanti. Sasso ha presentato un'interrogazione parlamentare. Dopo l'emersione della vicenda, è intervenuto il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. «Ho chiesto al dg dell'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia Romagna di verificare se risulti effettivamente che in un liceo di Carpi è stato adottato un libro di testo che farebbe propaganda politica esprimendo giudizi faziosi e di parte», ha premesso in un post su X. E ancora: «La scuola non è un luogo di indottrinamento a favore di questo o quel partito o schieramento politico». La casa editrice ha annunciato il ritiro delle copie online di «Steps into social studies», l'opera in questione. Anche Salvini ha denunciato il caso, che non è isolato. Nel libro per le scuole medie «Incontra la storia», ad esempio, si trova una vera e propria celebrazione di Mimmo Lucano e delle politiche migratorie di Riace. Più che un capitolo di «cittadinanza», quasi un manifesto elettorale o una di quelle brochure che vengono distribuite durante le campagne elettorali. In «Intrecci, corso integrato di antropologia, sociologia e metodologia della Ricerca», un testo riservato ai licei di Scienze umane, viene citata la teoria di due antropologhe secondo cui si starebbe diffondendo una nuova forma di «razzismo», un «razzismo sociale deresponsabilizzato». «Mentre tutti dichiarano di non essere razzisti - continua il testo - di fatto, si sta affermando in Italia la rappresentazione di una società che non è più in grado di accogliere, come se il non poterne più fosse un fatto di natura, incontestabile e non un prodotto storico di decisioni politiche che hanno portato a una situazione di stallo». L' orientamento ideologico - è noto - può riguardare anche la cosiddetta teoria gender. Pro Vita e Famiglia, ieri, ha ricevuto una segnalazione da parte di alcuni genitori di studenti che frequentano l'Istituto comprensivo Giosuè Carducci, a Porto Azzurro, in provincia di Livorno. Stando ai racconti, per Natale la scuola ha organizzato la distribuzione gratuita ai ragazzi del libro «Alias», scritto da Matteo Grimaldi. A distribuire il testo è stata una persona vestita da Babbo Natale, con due ragazze. Ebbene, il romanzo racconta le vicende di quattro personaggi. Tra questi, c'è chi ha «due mamme», chi è «nata in un corpo maschile e si batte per il riconoscimento del proprio nome di elezione» e chi è «gay». Nella stessa giornata, sempre durante l'orario scolastico, è stato regalato un libro anche agli studenti della scuola primaria del Giosuè Carducci. In questo caso, il testo è intitolato «E Dudi?». La storia è quella di un rinoceronte che non ama rotolarsi nel fango ma che preferisce «il ricamo». Il portavoce di Pro Vita e Famiglia Jacopo Coghe, parlando del caso con Il Giornale, ha chiesto accertamenti al direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale della Toscana. Le pagine drammatiche delle foibe e dell'esodo istriano-dalmata meriterebbero un discorso a parte. Il sottosegretario all'Istruzione Paola Frassinetti, esponente di Fdi, denuncia ancora oggi un certo «riduzionismo» da parte dei libri di testo.
E anche parte della storiografia sta ancora combattendo per la verità: «Nonostante la riforma dei programmi che prevede la storia del '900 al quinto anno, i manuali scolastici sono ancora reticenti nel riportare i termini esatti del Trattato (quello di pace del 10 febbraio del 1947, ndr)», afferma al Giornale la professoressa Maria Ballarin. In Italia esistono ancora decine di libri di testo di storia che negano, ridimensionano o interpretano in chiave ideologica il dramma degli infoibati.
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