Sono il segno visibile di un popolo che tra il 1800 e l'800 A.C., molto prima della nascita di Roma, raggiunse il suo splendore e conquistò una centralità straordinaria nel Mediterraneo, stringendo rapporti molto forti con l'Egitto dei Faraoni. Ma i nuraghi sono anche il tratto fondativo di una civiltà misteriosa e carica di fascino, una carta di identità della Sardegna più antica e profonda.
Oggi l'isola, con i suoi 377 Comuni, è unita nella richiesta di inserire i nuraghi nella lista dei beni Unesco considerati patrimonio dell'umanità. Una battaglia unitaria e identitaria per la quale si stanno mobilitando pezzi importanti della classe dirigente sarda - professori universitari, archeologi, economisti, genetisti - con l'idea e l'ambizione di farla diventare una istanza di popolo. Ad aprile l'Associazione «La Sardegna verso l'Unesco», al termine di un lavoro durato più di due anni, ha presentato al Ministero della Cultura il dossier progettuale propedeutico alla candidatura per la «World Heritage List». La documentazione è basata sullo studio di 32 siti che, ricollegandosi ai 20.000 monumenti nuragici presenti in Sardegna, possono rappresentare «la vetrina» dello straordinario paesaggio culturale di questa civiltà protostorica.
I nuraghi si estendono su una superficie di 24mila chilometri quadrati - in Sardegna ce n'è uno ogni 3 km quadrati - e sono un sistema costruito dall'uomo unico al mondo. Sono le costruzioni più alte dell'epoca dopo le piramidi egizie - arrivavano a toccare i 25-30 metri - e sono il simbolo di una sorprendente capacità architettonica. Il lavoro da fare è ancora molto: in questi mesi si è provveduto a una catalogazione molto importante. L'osservazione tramite i droni ha portato alla scoperta di nuraghi finora sconosciuti e a una rielaborazione delle loro strutture tramite l'Intelligenza Artificiale.
La sfida ora è cambiare il modo in cui la Sardegna viene percepita nel mondo, creare una sorta di «brand Sardegna» e una narrazione che «consenta di attirare turismo 12 mesi l'anno» spiega il presidente dell'Associazione La Sardegna verso l'Unesco, Pierpaolo Vargiu. «Basta pensare all'Isola di Pasqua, piccolo scoglio di 134 chilometri quadrati, distante 4000 chilometri dalle coste del Cile, con 9mila abitanti. Ebbene quest'isola è famosa nel mondo. Noi abbiamo una civiltà paragonabile a quella dell'Antico Egitto e non abbiamo mai pensato a come raccontarla, anche per la naturale ritrosia di noi sardi. Abbiamo nuraghi che sembrano castelli medievali, ma costruiti 1800 anni prima di Cristo, con una tecnologia che fa pensare che ci fosse una sorta di Genio Civile che andava a erigerli in giro per la Sardegna.
Avere 8-10mila monumenti che si somigliano come tecnica costruttiva fa pensare a una civiltà che ha avuto un livello straordinario di benessere e di importanza nel Mediterraneo. Vogliamo cambiare il percepito collettivo della Sardegna».
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