«Ci saranno sempre più spesso combinazioni di eventi estremi come questi, precipitazioni torrenziali legate a periodi di grave carenza d'acqua: è quello che succederà nel corso del secolo, forse più rapidamente di quanto pensassimo» dice Simon Mundy, giornalista del Financial Times e autore di Sfida al futuro (HarperCollins; ne parla oggi al Salone del libro di Torino, ore 15.30 e ore 17). Una sfida, perché il clima estremo minaccia di «distruggere i mezzi di sostentamento» di milioni di persone ma, allo stesso tempo, crea «opportunità entusiasmanti» per chi progetta le nuove tecnologie, sia in ambito di energie verdi o rinnovabili (dal «riassorbimento» di Co2 ideato da un'azienda islandese-svizzera alla carne creata in vitro da una start up israeliana) sia contro le catastrofi. Come quella appena avvenuta in Romagna. «Per ogni comunità gli interventi sono diversi, ma esistono vari sistemi per proteggersi: muri contro l'invasione del mare, argini, strutture ingegneristiche come il Mose». Quest'ultimo, secondo Mundy, è un esempio particolarmente interessante: «Certo è molto, molto costoso; è un progetto ambizioso, controverso, passato attraverso numerose problematiche ma, alla fine, applicato con buoni risultati: un potenziale precursore per il futuro». Anche per prevenire le inondazioni da parte dei fiumi ci sono delle opzioni: «In Etiopia ho visitato la cittadina di Mustahil, che significa impossibile, perché sembrava impossibile costruire un villaggio così vicino a un fiume che ogni anno esondava... Invece hanno scoperto come fare, ma oggi le alluvioni sono diventate così estreme che l'intero villaggio è stato abbandonato e ricostruito da un'altra parte. È quello che sta accadendo in varie parti del mondo e, presto, potrebbe toccare anche a grandi città. Con costi enormi».
Quanto alla possibilità di recuperare l'acqua piovuta, Mundy è prudente: «Per salvarne grandi quantità bisognerebbe investire per tempo, ben prima del disastro».
In termini di costi, però, investire nelle rinnovabili (come sta facendo la Cina, che «paradossalmente è insieme il più grande produttore di Co2 e leader nelle tecnologie green»...) così come in infrastrutture di protezione risulta vantaggioso: «Servono idee più stimolanti in questo senso. Pagare i danni richiede molte più risorse».
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