I berretti rossi e le bandiere, gli slogan scanditi per ribadire il «no ai ghetti» e i cesti di pomodoro mostrati per urlare che no, non si può morire per un cassone di ortaggi in questo angolo rovente di Sud Italia che è pur sempre Europa: ieri alle 8,30 la lunga giornata di mobilitazione in Capitanata è cominciata così, quando i braccianti al grido di «schiavi mai» si sono messi in marcia per prendere parte al corteo organizzato dal sindacato Usb per protestare contro lo sfruttamento nei campi dopo la strage sulle strade che tra sabato e lunedì ha provocato la morte di 16 immigrati africani.
I braccianti e i componenti di diverse associazioni sono partiti dall'area tra San Severo e Rignano Garganico dove sorgeva il «gran ghetto», una terra di nessuno popolata da invisibili e martellata da un sole feroce che toglie il respiro. Il corteo si è concluso dinanzi alla prefettura di Foggia dove è cominciata la marcia di Cgil, Cisl e Uil a cui hanno partecipato anche il sindaco Franco Landella e l'attore Michele Placido. Un fronte compatto contro sfruttamento e caporalato. Il procuratore Ludovico Vaccaro spiega che per il momento dalle inchieste aperte sui due incidenti non sono venuti fuori «elementi che facciano pensare a un coinvolgimento di organizzazioni mafiose o criminali». «Con la Direzione distrettuale antimafia di Bari aggiunge il magistrato siamo costantemente in contatto per uno scambio di informazioni su questo tipo di indagini, nelle quali a volte emerge una gestione della manodopera da parte di gruppi mafiosi, ma in questo caso non abbiamo alcun elemento». Nel registro degli indagati è finito il conducente del tir che lunedì si è schiantato contro il furgone che trasportava i braccianti: sono ipotizzati i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, ma gli inquirenti fanno notare che si tratta di un atto dovuto in quanto secondo una prima ricostruzione il camionista non avrebbe alcuna responsabilità. Nello stesso tempo la Procura ha avviato accertamenti su sei aziende per cui lavoravano i braccianti: una è molisana le altre pugliesi, un pool di magistrati sta verificando se anche il trasporto degli immigrati fosse stato organizzato dalle imprese e ha inoltre interrogato i superstiti dell'incidente di lunedì.
Dall'esame dei documenti non sono comunque affiorate irregolarità.Nonostante le indagini che da tempo sono state avviate da polizia e carabinieri sul caporalato, il fenomeno è ancora dilagante in tutto il territorio nazionale.
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