Milano - La tensione in Piazza Affari non solo proseguirà - con violenti strappi sia degli indici sia dello spread - ma è destinata ad aumentare almeno fino alla fine dell'anno, perché il Def licenziato dal governo Lega-M5S con l'obiettivo del 2,4% di deficit, ha segnato un punto di rottura politico che ha accresciuto il «rischio Italia» agli occhi dei grandi investitori esteri. E questo malgrado la scoppola già ricevuta venerdì scorso, quando in poche ore da Piazza Affari (-3,7%) sono «spariti» 25 miliardi di capitalizzazione, travolti dalla debacle delle banche (-7,2%).
Ecco perché quello terminato ieri è stato un fine settimana di preoccupazione tra i gestori di fondi e gli esperti delle sale operative italiane: «Le rassicurazioni dell'esecutivo e la barriere istituzionale eretta dal presidente Sergio Mattarella potrebbero non essere sufficienti a placare la bufera» sottolinea Dennis Montagna, gestore azionario di Credit Suisse Asset management: «Il ministro Tria è un figura di grande valore tecnico, ma i mercati sanno che il conto finale della manovra sarà salato perché figlio di una chiara scelta politica verso l'Europa».
In sostanza il documento che secondo il ministro Di Maio dovrebbe rimettere in moto lo «Sviluppo» del nostro Paese ne ha scoperto forse irrimediabilmente il fianco. Ecco perché tra gli esperti è diffuso il timore che a fine dicembre l'indice Ftse Mib viaggerà su valori inferiori a quelli odierni, trascinato al ribasso dai finanziari e questo malgrado sia già «a sconto», cioè meno caro e quindi più conveniente, rispetto ad altre Borse.
A questo punto l'orizzonte della paura si sposta infatti in avanti, a quando Moody's dovrà decidere se passare dalle parole ai fatti, declassando il Paese, rendendo ancora più complesso rifinanziare i 2.300 miliardi di debito pubblico. «Alle prossime aste potremmo vedere rendimenti crescenti», avverte Montagna rimarcando come «questo Def abbia ridotto le prospettive del listino milanese, e quindi la sua attrattività complessiva». Non per questo però - prosegue il gestore di Credit Suisse - «è da escludere un recupero parziale del listino» o verrà a mancare «l'interesse per alcuni validi titoli industriali o del lusso». In sintesi per investire sulla Borsa di Milano, bisognerà ora saper scegliere ancora meglio e rapidamente. Perché si navigherà a vista, in preda a reazione repentine e amplificate dalle disordinate dichiarazioni governative.
«Le attese non sono di sfracelli, ma di molta debolezza. L'Italia prima di tornare in cima alle preferenze dei grandi fondi esteri, dovrà in ogni caso superare una lunga fase di test, in sui il mercato metterà alla prova il governo e la sua affidabilità», spiega Montagna.
Senza contare che si avvicina la fine - prevista a dicembre - anche del «metadone» che finora ha aiutato Piazza Affari a trovare le forze per reggersi in piedi: il quantitative easing della Bce, con i suoi massicci acquisti di Bot e Btp, di cui sono strapiene anche le casseforti delle banche. «In questi mesi ci siamo già bruciati tutto il vantaggio accumulato, visto l'avvenuto rialzo dello spread e del costo del mutui», conclude Montagna attendendosi un 2019 «molto duro».
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