Psicodramma al Senato. Sette ore di liti sui seggi (a 4 anni dalle elezioni)

Lotito non passa, resiste il renziano Carbone Entra Boccardi (Fi). Tensioni Pd-Iv e Lega-Fdi

Psicodramma al Senato. Sette ore di liti sui seggi (a 4 anni dalle elezioni)

Si infrange contro il tabellone di Palazzo Madama il «sogno» di Claudio Lotito di varcare l'ingresso del Senato: 155 a 102. I senatori rinviano, accogliendo un ordine del giorno della senatrice di Leu Loredana De Petris, alla giunta per le elezioni gli atti relativi al ricorso di Lotito contro il renziano Vincenzo Carbone. Nel giorno delle «speranze infrante» del patron della Lazio di partecipare all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica, l'Aula di Palazzo Madama si esibisce in sette ore di ordinaria follia. Succede di tutto: ordini del giorno identici, prima bocciati e poi approvati, tensioni tra Lega e Fdi, le lacrime della ormai ex senatrice di Forza Italia Anna Maria Minuto che dovrà cedere lo scranno a Michele Boccardi. Il bilancio è tragicomico: il Senato della Repubblica pagherà lo stesso seggio due volte. Anzi la beffa è doppia perché i ricorsi accolti sono due. Nel primo caso, la senatrice Minuto, che lascia l'Aula, ha intascato l'indennità, diaria e rimborsi per quasi 4 anni. Mentre il neosenatore Boccardi avrà diritto agli arretrati dal 2018. Un record: senza mai mettere piede in Senato e senza aver svolto un giorno di lavoro Boccardi intascherà 4 anni di arretrati. Copione che si ripete con Adriano Cario, senatore (ormai ex) eletto nella circoscrizione Estero (America Latina). Al suo posto entra (dovrebbe) il dem Fabio Porta. Sul caso Cario si sfiora il paradosso: il capogruppo Pd Simona Malpezzi presenta due ordini del giorno identici, entrambi per la decadenza di Cario. Il primo è bocciato con 133 voti contrari, 127 favorevoli e 4 astensioni, il secondo passa con 132 sì, 126 no e 6 astensioni. Maurizio Gasparri, presidente della giunta per le elezioni, si arrende: «Non sono in grado di decidere». Uno smacco anche per l'ex premier Giuseppe Conte: Cario era tra gli ispiratori del gruppo dei responsabili-costruttori. Sulla vicenda Lotito si consuma, invece, l'ennesima resa dei conti tra Pd e Renzi. I dem provano lo sgambetto contro Italia Viva: sette senatori dem, tra cui Luigi Zanda e Bruno Astorre, votano per la cacciata del renziano Carbone. Missione fallita. Carbone resta senatore e Renzi esulta. Mentre Iv provoca Letta: «Quanti si sarebbero indignati se Iv avesse votato come ha fatto oggi il Pd?».

Archiviato il caso Lotito, l'Aula di Palazzo Madama evita un clamoroso autogol: modificare l'assegnazione dei seggi per 36 senatori. Il caso riguarda l'attribuzione di un posto di senatore in Veneto, dopo la morte prematura del leghista Paolo Saviane. Un caso che fa salire la tensione tra Fdi e Lega, con Matteo Salvini e Ignazio La Russa che si beccano. Fdi chiede che il seggio venga assegnato a un veneto e quindi all'esponente di Fdi, Bartolomeo Amidei che ha il miglior quoziente elettorale. La Lega, che in Veneto non ha più persone da eleggere, chiede di recuperare il seggio in Calabria con Clotilde Minasi. Strada seguita all'indomani dell'elezione del 2018 con il M5S che aveva esaurito in alcune Regioni i posti da assegnare. Il confronto va avanti per ore. L'Aula decide e attribuisce il seggio alla leghista Clotilde Minasi. In caso contrario, la giunta avrebbe dovuto rivedere l'assegnazione dei seggi ai Cinquestelle.

Una giornata infernale riassunta nelle parole di un senatore: «E questi dovrebbero affrontare i problemi del Paese? Non sono neanche buoni dopo tre anni a risolvere i conflitti di attribuzione della loro assemblea. Meno male che ci pensa Draghi al Paese».

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