Puigdemont da Alghero "Torneremo qui liberi. Spagna ossessionata"

Parla il leader scarcerato: "I sardi, come i catalani, hanno diritto ad autodeterminarsi"

Puigdemont da Alghero "Torneremo qui liberi. Spagna ossessionata"

Madrid. «Noi abbiamo ragione e abbiamo il diritto di chiedere alla Corte europea di Giustizia di tutelare i nostri diritti. Non soltanto perché siamo membri del Parlamento europeo, ma perché siamo cittadini europei». Più che una conferenza stampa, Carles Puigdemont ha improvvisato un comizio nella sede del comune di Alghero al fianco del sindaco Mario Conoci, solleticando le velleità secessioniste dei sardi che, ad Alghero (Algur, in catalano) come a Barcellona, si sentono a casa.

«Sono state ore difficili ha proseguito il nazionalista più ricercato d'Europa - ma ho fiducia nella giustizia italiana. Continuerò a viaggiare in Europa e continuerò la lotta per la libertà e l'autodeterminazione della Catalogna». Poi, Puigdemont, si è rivolto a Madrid, la centralista. «Chi ha problemi di comprensione delle regole è la Spagna. La giustizia europea proseguirà con le sue sentenze giuste, mentre i giudici spagnoli sono ossessionati da me e da ciò che sono riuscito a fare nel 2017 (il referendum per l'indipendenza, ndr). Da allora Madrid non considera il movimento indipendentista, e i suoi giudici procedono secondo la linea spagnola». E ha proclamato il motto: «Tutti i popolo hanno il loro diritto di decidere il loro futuro liberamente e democraticamente. In questa Europa della libertà», buttandoci dentro, dopo il Belgio e la Germania anche il nostro Paese. «E così in Italia, sarà permesso anche ai sardi di essere liberi di decidere per il loro futuro».

Puigdemont ha citato l'esempio di Jordi Sanchez, tralasciando quello identico dell'ex vicepresidente Oriol Junqueras, segno che ormai è guerra. Sánchez, presidente dell'Assemblea nazionale catalana (Anc) assieme ad altri otto catalanisti si è fatto quattro anni di galera «per motivi politici», per poi essere graziato. E ha ringraziato Alghero. «Siete sempre stati al nostro fianco. Qui ci sentiamo a casa perché abbiamo le stesse idee sul rispetto della democrazia, della libertà e del diritto di tutti i popoli d'Europa a decidere sulla propria autodeterminazione».

L'ex numero uno della Generalitat ha concluso con una promessa. «Tornerò il 4 ottobre per l'udienza e se la giustizia italiana deciderà per la libertà tornerò a casa mia in Belgio (o deciderà per la estradizione in Spagna, ndr)».

Sono stati giorni campali per l'ex giornalista, ex sindaco di Girona e, soprattutto, ex presidente ribelle della Catalogna che Madrid vuole processare dal 2017 per disobbedienza, per il referendum illegale e per la malversazione di denaro pubblico. Giovedì è atterrato in Sardegna, arrestato con le manette e messo in stato di fermo per una notte, in esecuzione all'ordine europeo d'arresto del Tribunale Supremo di Spagna.

Venerdì, assistito dal legale Agostinagelo Murras, è stato rimesso in libertà senza misure cautelari dalla togata Plinia Azzena della Corte d'Appello di Sassari che ha decretato «non illegale» il suo arresto e l'ha rilasciato, rimandandolo al 4 ottobre, quando, dopo avere studiato il pingue faldone di documenti processuali giunto dal Tribunale Supremo di Madrid, deciderà se rimandare o meno in Spagna Puigdemont dove rischia fino a 25 anni di carcere. Resta il rebus della sospensione della sua immunità di eurodeputato, contro la quale c'è un ricorso alla Corte Ue del Lussemburgo non ancora valutato.

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