Madrid. In Spagna sembra che questa nuova mossa sia stata astutamente preparata per alzare la voce, dopo mesi in cui la questione catalana è finita in sordina. L'arresto giovedì sera ad Alghero di Carles Puigdemont aggiunge un nuovo capitolo alla storia dell'ex presidente più astuto e bizzarro di quella Catalogna che vuole, con ogni mezzo, dire addio a Madrid, senza affrontare il dialogo col Governo di Pedro Sánchez. Esecutivo che è sostenuto dai nazionalisti d'Esquerra Republicana Catalana (Erc), il cui fondatore leader, Oriol Junqueras, è stato l'ex numero due di Puigdemont che, dal 2017, risulta latitante perché reo di avere organizzato il referendum per l'autodeterminazione della Catalogna e, successivamente, proclamato la Repubblica Indipendente di catalogna. Junqueras che non è fuggito in Belgio, dopo quattro anni di galera, ha compreso che la cuestión catalá si risolve non con la guerriglia urbana, ma col dialogo. E si è conquistato la grazia. Puigdemont, invece, ha continuato dal suo autoesilio belga a professare l'indipendentismo alla faccia dei magistrati del Supremo di Spagna che da quattro anni lo vorrebbero processare per malversazione di denaro pubblico, sedizione e disobbedienza.
Puigdemont è stato fermato dalla polizia aeroportuale in base a un ordine europeo d'arresto. Tuttavia venerdì pomeriggio, dopo che la Corte d'Appello di Sassari ha esaminato le carte processuali del giudice istruttore spagnolo Pablo Llarena, ha ordinato la scarcerazione dell'ex governatore che, però, non godendo più dell'immunità di eurodeputato, dovrà rimanere in Sardegna a disposizione dei giudici italiani: le nostre autorità hanno sessanta giorni per valutare la sua eventuale estradizione in Spagna.
Questo è il secondo fermo per Puigdemont. Il 25 marzo del 2018, infatti, mentre tornava a Bruxelles in auto, dopo avere partecipato a Helsinki a un incontro di nazionalisti scandinavi, l'ex presidente catalano era stato arrestato in Germania, per poi essere rilasciato dai giudici tedeschi. Anche giovedì sera Puigdemont era in Italia per partecipare a un incontro pubblico (con l'Assemblea degli Amministratori Indipendentisti Sardi). Poi, avrebbe inaugurato l'AdiFolk, il festival della cultura catalana di Alghero, terra in cui si parla il catalano, essendo stata nel XII secolo sotto il Principato di Catalogna.
A Madrid la notizia dell'arresto e della liberazione del leader secessionista, ha innervosito la Moncloa, dove qualcuno inizia a spazientirsi, mentre il premier Sánchez tenta di dialogare, senza successo, con la parte più moderata degli indipendentisti. Margarita Robles, ministra della Difesa, ha parlato «dell'ennesima presa in giro verso le istituzioni di Spagna di un politico latitante che si beffa della Giustizia», mentre per Martì Claret, portavoce dell'Assemble Nazionale Catalan (Anc) «l'arresto avvenutio ad Alghero è una grave violazione dei diritti, in linea con la repressione attuata da Madrid contro il movimento catalano». L'avvocato di Puigdemont Gonzalo Boye su Twitter lamenta che il suo assistito «è stato ingiustamente ammanettato in base a un ordine di arresto che sarebbe in realtà sospeso». Ma lo stesso Puigdemont, dopo l'udienza, ha attaccato Madrid: «È una nuova vittoria giudiziaria. La Spagna non perde mai l'occasione di rendersi ridicola»
Venerdì a Barcellona, un migliaio d'indipendentisti catalani sono scesi in strada a sostegno di Puigdemont, concentrandosi
pacificamente davanti a Consolato d'Italia, mentre ieri davanti al tribunale di Sassari - dove si è svolta l'udienza - hanno sfilato in segno di solidarietà gli indipendentisti sardi. Ieri sera Puigdemont è tornato ad Alghero.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.