Putin avvisa Macron: "Noi aperti al dialogo ma basta armi a Kiev". BoJo rilancia: più aiuti

Telefonata di due ore tra i leader. L'Eliseo: "Il Cremlino metta fine all'aggressione". Johnson: "Forniture per 350 milioni, l'Ucraina vincerà"

Putin avvisa Macron: "Noi aperti al dialogo ma basta armi a Kiev". BoJo rilancia: più aiuti

Una telefonata dopo oltre un mese per tornare a chiedere la pace. Emmanuel Macron e Vladimir Putin non si sentivano dal 29 marzo scorso, più o meno quando sono stati scoperti i cadaveri a Bucha, «crimini per i quali devono rispondere» le autorità russe, aveva affermato il presidente francese.

Nell'ultima telefonata i due leader avevano discusso di un'operazione di evacuazione degli abitanti di Mariupol, assediata dai russi. Oggi finalmente si sta realizzando. La telefonata è servita a mettere subito in chiaro un tema su cui Mosca non vuol sentire ragioni: «l'Occidente deve smetterla di inviare armi a Kiev». «La Russia è ancora aperta al dialogo» con l'Ucraina, ha assicurato il presidente russo, Vladimir Putin, nel corso del lungo colloquio telefonico avuto con il suo omologo francese, eppure ha subito accusato le autorità di Kiev di non essere «serie» riguardo ai negoziati. Il presidente russo ha detto chiaramente ha aggiornato il suo omologo francese, sulla «liberazione» di Mariupol e le evacuazioni dall'acciaieria Azovstal. Putin, si legge, «ha aggiornato la controparte francese sui progressi nell'operazione militare speciale per proteggere le repubbliche del Donbass, incluso la liberazione di Mariupol e l'evacuzione dei civili bloccati dai nazionalisti nell'impianto Azovstal». Il presidente francese Emmanuel Macron si è detto disponibile «a lavorare alle condizioni di una soluzione negoziata per permettere la pace e il pieno rispetto della sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina». Ha «inoltre rinnovato l'esigenza di un cessate il fuoco». Il presidente francese ha anche «espresso la sua profonda preoccupazione per Mariupol e la situazione nel Donbass e ha fatto appello alla Russia per permettere la prosecuzione delle evacuazioni dalla fabbrica Azovstal, lasciando agli evacuati la scelta della loro destinazione».

In Ucraina invece il primo ministro britannico, Boris Johnson, è intervenuto in video-conferenza alla Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino. L'Ucraina vincerà la guerra contro la Russia e sarà libera dall'occupazione straniera, ha detto il premier britannico ai deputati ucraini della Verkhovna Rada, diventando così il primo leader occidentale e mondiale a parlare in videocollegamento al Parlamento di Kiev dopo l'inizio dell'invasione da parte delle truppe di Mosca. Nell'intervento preregistrato, di cui i media avevano già pubblicato alcune anticipazioni, il leader britannico ha affermato che i russi «stanno commettendo crimini di guerra e le loro atrocità emergono ovunque siano costretti a ritirarsi, come abbiamo visto a Bucha, a Irpin, a Hostomel e in molti altri luoghi».

Londra però è al fianco di Kiev, questo è il messaggio lanciato da Johnson con toni mutuati da Winston Churchill (e anche una sua citazione sull'«ora migliore» dell'Ucraina), sia nel perseguire quei crimini, che nel sostenere l'eccezionale sforzo bellico contro gli invasori. Secondo il primo ministro britannico, la resistenza delle forze ucraine, capaci di fermare le armate russe «alle porte di Kiev nella più grande impresa militare del XXI secolo, è una lotta del bene contro il male». In un attacco diretto al leader del Cremlino, ha affermato che con l'invasione dell'Ucraina Vladimir Putin ha «gettato i semi per la sua catastrofe e quella del suo Paese». Le carcasse dei carri armati russi nei campi e nelle strade sono dei monumenti non solo alla sua follia ma ai pericoli dell'autocrazia stessa, ha sottolineato Johnson. «Quello che ha fatto è una pubblicità per la democrazia».

Il primo ministro ha promesso ulteriori 300 milioni di sterline (circa 360 milioni di euro) di forniture militari in armi per non ripetere l'errore commesso in passato dall'Occidente: quello di non aver aiutato l'Ucraina nel 2014, ai tempi della conquista russa della Crimea e dell'inizio della guerra nel Donbass. Un discorso accolto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accolto con entusiasmo: «I nostri popoli sono fratelli».

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