"Putin? Chi scatena la guerra sbaglia sempre"

Il segretario del Carroccio: "L'Occidente è debole e diviso, chi è abituato a usare la forza ne ha approfittato". Poi invoca sanzioni mirate

"Putin? Chi scatena la guerra sbaglia sempre"

Un chiarimento, anzitutto: "Se ho fatto un cambio drastico su Putin? Un conto è avere rispetto della storia russa, grande terra di civiltà, difendere le imprese italiane che hanno rapporti economici con la Russia, un conto è difendere chi ha scatenato una guerra". Matteo Salvini, ospite di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più, commenta le ultime notizie che arrivano dai fronti di battaglia sparsi per l'Ucraina.

Anzitutto, l'apertura di un canale diplomatico tra Mosca e Kiev: "Quella del negoziato è una notizia straordinaria, la guerra va fermata con il dialogo". E sul dialogo insiste il leader leghista, contrario all'invio di uomini e armamenti, anche per quanto riguarda le prossime mosse dell'Italia. Tanto da indicare papa Francesco come leader "politico" più illuminato tra i tanti che si stanno adoperando in queste ultime, drammatiche ore per rallentare e, possibilmente, fermare i combattimenti. Ma Salvini si spinge anche oltre, e lancia idealmente la candidatura di Roma come città che accolga gli incontri tra la delegazione di Kiev e quella moscovita. Poi apre le porte alle decine di migliaia di persone che stanno scappando dalle zone bombardate: "L'Italia è un Paese accogliente, buono, generoso e solidale. Arriveranno donne e uomini dall'Ucraina e sono i benvenuti".

Detto questo, il segretario del Carroccio cerca di individuare le cause che hanno portato a questo punto. Prima fra tutte la debolezza dell'Occidente. "Putin sicuramente ha approfittato di un Occidente diviso, impaurito e in fuga, come è accaduto vigliaccamente in Afghanistan. Se l'Occidente scappa chi è abituato a usare la forza è incentivato a farlo". Ma come rispondere all'attacco sferrato da Putin? Le sanzioni, secondo Salvini, sono certamente una soluzione, a patto che siano "mirate": che non colpiscano la povera gente, insomma, ma gli oligarchi, i politici e gli uomini di guerra russi.

E a Josep Borrel, l'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Unione europea che propone di fornire equipaggiamenti militari all'esercito ucraino, risponde: "Armi? Non nel mio nome, preferisco parlare di diplomazia".

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