"Putin è furioso, per lui è stato uno schiaffo". Ora la reazione: un'altra escalation o dialogo

Funzionari del Cremlino raccontano di un presidente mai così nervoso. Mosca evacua 76mila civili dal Kursk e spegne il web

"Putin è furioso, per lui è stato uno schiaffo". Ora la reazione: un'altra escalation o dialogo
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Uno schiaffo in faccia allo Zar. L'offensiva ucraina nelle regioni russe di Kursk e Lipetsk ha sorpreso l'esercito di Mosca e le voci che circolano da chi frequenta Vladimir Putin lo descrivono come furioso. «Non lo si vedeva così da quando il nostro esercito è stato costretto a ritirarsi da Kherson nell'autunno del 2022», ha raccontato un funzionario addetto agli eventi del Cremlino che, naturalmente, ha preteso di rimanere anonimo. L'ha presa male, malissimo Putin. E ora cresce l'attesa per vedere quale sarà l'inevitabile reazione: o un nuova violentissima offensiva, che potrebbe anche portare all'utilizzo di armi nucleari tattiche, dopo i già utilizzati missili termobarici, oppure, al contrario, un atteggiamento più morbido e votato al dialogo, su posizioni di forza ben inferiori come sperano dalle parti di Kiev.

L'attacco ucraino ha posto in grave imbarazzo l'esercito russo mettendo in mostra tutte le carenze organizzative della macchina bellica del Cremlino, colpendo anche con forza la propaganda di Putin e del suo establishment. La prima mossa da parte del ministero delle Emergenze russo è stata quella di evacuare dalle zone di confine oltre 76mila civili per limitare i danni, mentre il comitato anti-terrorismo ha dichiarato lo stato di allerta per le regioni di Belgorod, Briansk e Kursk. A livello interno invece si stanno cercando di oscurare e silenziare i mezzi di comunicazione privati, applicazioni di messaggistica e social ancora in funzione, per evitare il diffondersi del malumore tra la popolazione tenuta quanto più possibile all'oscuro di quanto sta accadendo sul nuovo fronte. Il leader russo ha commentato l'incursione, descrivendola come una provocazione ma soprattutto una «situazione» e «circostanze», nel tentativo di minimizzare ma quello che è stato a tutti gli effetti un fallimento. Anche perché Putin, solitamente, si guarda bene dal commentare episodi di questo tipo per evitare di intaccare la sua immagine e il solo fatto di essere stato costretto a intervenire pubblicamente fa trasparire un notevole disagio.

Un disagio profondo, testimoniato anche dagli interventi dei blogger russi, pro guerra e fedeli al Cremlino, sui canali Telegram non sottoposti a censura, che quasi sempre offrono uno spaccato credibile dell'aria che si respira al di fuori della propaganda di regime. «Tutto questo non è solo il risultato dell'inflessibile stupidità di chi ha organizzato il movimento del convoglio vicino al confine e poi lo ha mantenuto stazionario, ma anche il risultato della situazione caotica generale del ritiro frettoloso delle riserve, per la quale erano completamente impreparati», si legge per esempio sul canale Voyennyy Osvedomitel. Mentre molti altri siti di informazione indipendenti hanno diffuso resoconti e video che dimostravano chiaramente come l'esercito russo sia stato clamorosamente sorpreso nel Kursk.

L'attesa è tutta su quella che sarà la reazione dello Zar che martedì vedrà Il leader palestinese Abu Mazen nel tentativo di «vendere» normalità e accreditarsi come mediatore per il Medioriente. L'utilizzo di un potente missile a testata termobarica da parte dell'esercito russo può essere l'inizio di una tanto temuta escalation con l'utilizzo anche di armi tattiche nucleari.

Ma lo Zar, constata la vulnerabilità del proprio Paese in una guerra che è andata molto più per le lunghe di quanto previsto, potrebbe portare anche a un negoziato. Ma, come sempre, quello che passa per la mente di Putin, ancor più se infuriato, è imprevedibile. Quanto pericoloso.

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