Putin: "Kursk libero entro ottobre". E Kiev bandisce la chiesa ortodossa

Le forze ucraine consolidano le posizioni oltreconfine, lo Zar lancia l'ultimatum. Scontro sulla fede, Zelensky: "Indipendenza spirituale"

Putin: "Kursk libero entro ottobre". E Kiev bandisce la chiesa ortodossa
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Avanti su un doppio binario. Da una parte la guerra sul campo, con gli ucraini che consolidando le conquiste nel Kursk, in territorio russo e Mosca che studia le contromisure, mentre l'esercito russo avanza nel Donbass. Dall'altra, la guerra di parole, dispetti, ripicche e accuse incrociate che non si esaurisce mai con una propaganda sempre più potente e strutturata. Con protagonisti anche i due presidenti, Valdimir Putin e Volodymyr Zelensky. Il primo è andato a Beslan, in Cecenia, per i 20 anni dell'attentato alla scuola del 2004. L'ucraino ha visitato i feriti all'ospedale di Kropyvnytsky, poi ha preso parte alla riunione del congresso delle autorità locali in contatto con i partner europei.

Come sempre Putin nella propaganda è perfettamente a suo agio e attacca a 360 gradi: «I nemici della Russia continuano questa guerra nel tentativo di scuotere la situazione nel Paese, è ovvio», ha detto da Beslan, aggiungendo poi che «vinceremo a Kursk come abbiamo vinto il terrorismo», per attaccare nuovamente a suo modo l'Occidente: «I nemici della Russia all'estero non hanno né moralità né etica, ma solo i loro interessi». Bizzarro, detto da chi ha invaso un Paese, ucciso oppositori e silenziato ogni voce contraria alla sua. «Oggi abbiamo discusso del lavoro con i nostri partner sulla difesa aerea: nuovi sistemi per l'Ucraina. Ci stiamo preparando a rafforzare le nostre difese», ha replicato Zelensky, ammettendo che la situazione nel Donbass, in particolare a Pokrovske e Toretsk «è difficile ma i nostri soldati stanno facendo di tutto per distruggere l'occupante», mentre nel Kursk, spiega, «stiamo raggiungendo i nostri obiettivi prefissati». Kiev afferma di controllare più di 1.260 chilometri quadrati di territorio e 93 insediamenti nella regione. Mentre il ministro della Difesa russo Andrei Belusov ha annunciato che sarà lui il responsabile della sicurezza dei confini, dopo la figuraccia di Kursk con Putin furioso che lancia l'ultimatum: «Liberiamo la zona entro il 1 ottobre».

Ma c'è una nuova questione che agita i rapporti tra Kiev e Mosca. Il Parlamento ucraino infatti ha approvato un disegno di legge che prevede la messa al bando in Ucraina della Chiesa ortodossa russa, legata al Patriarcato di Mosca e considerata come un intermediario dell'influenza del Cremlino nel Paese. Zelensky ha accolto con favore la decisione: «È stata adottata una legge sulla nostra indipendenza spirituale che rafforza l'Ucraina e la sua società», ha detto. Ovvia invece la furia di Mosca. «È un'evidente violazione dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale nel campo della libertà religiosa», ha detto l'arciprete Nikolai Balashov, consigliere del Patriarca di Mosca Kirill (colui che in passato aveva definito «guerra santa» quella contro l'Ucraina, ndr). Immancabile anche il commento della sempre presente portavoce Maria Zakharova secondo cui «l'obiettivo è quello di distruggere alla radice la vera Ortodossia canonica, e invece di essa introdurre una falsa Chiesa sostitutiva».

Ma la fede non è l'unico caso aperto.

Il Cremlino infatti ha ufficialmente protestato contro gli Usa sia per la presenza di reporter americani nel Kursk, sia al seguito delle truppe d'invasione ucraine e per quella per quelli che definisce «corpi privati militari americani» che avrebbero collaborato all'offensiva ucraina. Notizia per ora senza nessun riscontro ma tanto basta per accendere, ancora, il clima.

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