Putin in Mongolia sfida il tribunale dell'Aia. "Ci occuperemo dei banditi di Kiev a Kursk"

Lo Zar a Ulan Bator: "La corte penale? Non ci preoccupa"

Putin in Mongolia sfida il tribunale dell'Aia. "Ci occuperemo dei banditi di Kiev a Kursk"
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All'aeroporto Ulaanbaatar di Ulan Bator non sono scattate le manette ai polsi di Putin, come era del resto prevedibile. La Mongolia, dal 2000, è membro della Corte penale internazionale e avrebbe dovuto formalmente arrestarlo, visto che dal mese di marzo dello scorso anno il capo del Cremlino è sulla lista dei ricercati internazionali per il trasferimento di bambini dall'Ucraina alla Russia. L'aereo presidenziale è atterrato ieri sera alle 22 (le 16 in Italia), e ad attenderlo c'era la guardia d'onore e l'ambasciatore di Mosca Evsikov, non la polizia. Oggi Putin incontrerà il Presidente della Mongolia Khurelsukh, oltre a firmare una serie di documenti e deporre fiori al monumento dedicato a Georgy Zhukov. La visita coincide con l'85° anniversario della vittoria congiunta delle truppe sovietiche e mongole sulle forze armate giapponesi a Khalkhin Gol, nel 1939. «Abbiamo preparato il viaggio con cura - spiega il portavoce Peskov - il resto fa parte del mondo dei tecnicismi giuridici». Si tratta della prima visita di Putin in un Paese che ha firmato lo Statuto di Roma, ma al netto di alleanze o sudditanze economiche, la Mongolia non ha sbocchi sul mare e confina solo con Russia e Cina, il che avrebbe reso difficile portarlo all'Aia nell'ipotetico caso di arresto ed estradizione.

Prima di lasciare il suolo russo, Putin ha incontrato gli studenti della città siberiana di Kyzyl. Ha parlato ai giovani, mandando però tra le righe messaggi piuttosto chiari a Zelensky e all'occidente, affermando che è fallito il tentativo ucraino di fermare l'offensiva nel Donbass invadendo il Kursk. «Ci occuperemo dei banditi di Kiev che hanno cercato di destabilizzare i nostri confini. Intanto abbiamo ripreso il controllo di parecchi chilometri quadrati e garantiremo a voi giovani una vita normale». E sull'occidente aggiunge: «Hanno utilizzato l'Ucraina come arma per destabilizzarci, ma non ci sono riusciti. L'operazione speciale prosegue».

Va avanti soprattutto nel Donetsk, dove le armate hanno messo le mani sul villaggio di Skuchnoye, vedono Pokrovsk (ieri blitz di Zelensky), e si spingeranno a ovest verso il Dnipropetrovsk. A Kiev sono stati intercettati e distrutti almeno una ventina tra missili balistici (la futura fornitura arriverà dall'Iran) e da crociera, attacchi anche su Kherson e Kharkiv (14 feriti). Borrell dall'Ue insiste che i siti militari russi non siano off-limits per Kiev, mentre la Nato ribadisce sostegno, ma non intervento diretto.

Il ministro degli esteri Lavrov accusa intanto l'Ucraina di avere rifiutato un accordo mediato dalla Turchia che prevedeva garanzie di sicurezza per le centrali nucleari. Il capo della diplomazia di Mosca non ha invece voluto commentare la notizia dell'arresto per corruzione del generale Muminjanov, così come dell'identificazione della posizione del missile da crociera a propulsione atomica Burevestnik, intercettato dalle intelligence straniere in un impianto della città militare di Vologda (500 km a nord di Mosca).

Il Burevestnik potrebbe essere un ulteriore drammatico tassello a conferma delle intenzioni russe di un'operazione definitiva in Ucraina. Le autorità russe accusano la Francia di consentire il reclutamento di mercenari in accordo con l'ambasciata ucraina a Parigi.

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