Suonano come una nuova sfida alle sanzioni le parole pronunciate ieri dal presidente Vladimir Putin davanti ai giovani imprenditori russi, ai quali ha promesso un sostegno del governo, nel giorno del 350esimo anniversario della nascita di Pietro il Grande. Altro che Paese sempre più isolato dagli scambi commerciali e finanziari con l'Occidente, costretto a ritornare al periodo sovietico, a fare a meno di quello che viene prodotto all'estero e ad accontentarsi della produzione interna. «La Russia non cadrà nella stessa trappola dell'Urss, la sua economia resterà aperta», garantisce Putin.
Lo aveva già detto altre volte che l'Occidente non sarebbe riuscito ad isolare Mosca. Ieri, a ridosso dell'accordo Ue sul sesto pacchetto di sanzioni e sull'embargo al petrolio che tra otto mesi prevede lo stop al greggio e ai prodotti raffinati trasportati via mare, il presidente russo ribadisce che l'obiettivo del suo Paese è quello di «tornare a rafforzarsi». «La Russia non può essere circondata da una recinzione», dice, perché ha tante opportunità. Innanzitutto, può «costruire partnership non solo con Cina e India, ma anche con America Latina e Africa. Il messaggio è rivolto agli occidentali che sostengono Kiev a colpi di sanzioni, cercando di soffocare l'economia russa. Ma questo non accadrà perché la Russia, promette Putin, saprà tornare alla grandezza perduta, lottando per «rafforzare la propria sovranità», come ai tempi del primo imperatore di Russia. «Non avevamo un'economia chiusa. Bene, l'avevamo in epoca sovietica, quando ci siamo tagliati fuori, abbiamo creato la cosiddetta cortina di ferro, l'abbiamo creata con le nostre stesse mani. Non lo faremo ora, non cadremo nella stessa trappola. La nostra economia sarà aperta. Coloro che non lo vogliono, deruberanno loro stessi, si stanno già derubando», le parole di Putin riportate dall'agenzia di stampa statale russa Tass.
Ai giovani imprenditori il presidente dice che in un mondo in rapida evoluzione come quello moderno, gli Stati possono essere sovrani o colonie, non esiste una via intermedia, «e per rivendicare una sorta di leadership, qualsiasi Paese, qualsiasi popolo, qualsiasi gruppo etnico deve garantire la sua sovranità». Perché l'alternativa sarebbe diventare una «colonia senza prospettive». Una stoccata all'Ucraina, che invece di riabbracciare la «madre Russia» ha scelto di subire l'influenza occidentale. Diversamente da quanto ha intenzione di fare Mosca, che vuole rafforzarla la propria sovranità ed i propri territori. «La Russia deve combattere e difendersi come ai tempi di Pietro il Grande», sostiene Putin ricordando che quando lo zar gettò le fondamenta della nuova capitale del Nord nessuno dei Paesi europei riconobbe quel territorio come russo, «tutti ritenevano che fosse parte della Svezia, ma gli slavi vi avevano vissuto per secoli».
Sul fronte interno, il presidente russo ricorda il «colossale percorso di trasformazione e cambiamento attraversato negli ultimi decenni in tutte le principali aree di sviluppo, anche se si tenta continuamente di pungerci dicendo che siamo una stazione di servizio» per gas e petrolio. C'è poi la questione del grano, un'altra risorsa strategica: «Il raccolto russo potrà superare i 130 milioni di tonnellate quest'anno», annuncia. E con le forniture ucraine bloccate, lo zar sa che resterà l'arbitro della crisi alimentare globale.
Sempre in tema di sanzioni, il presidente Volodymyr Zelensky paragona l'aggressione russa a un nuovo coronavirus, «un Covid-22» il cui vaccino sono le armi e le sanzioni. «Un vaccino contro il Covid-22 portato dalla Russia. L'odio è un virus, ancora più letale del Covid-19.
Quando bussa alla vostra porta, siete pronti? Basterà una mascherina a proteggervi dal Covid-22 russo? E perché il vaccino, armi e sanzioni, è così difficile da ottenere in quantità sufficienti? Perché alcuni Paesi fanno come se il Covid-22 non esistesse, proprio come facevano i complottisti con il Covid-19?», chiede Zelensky.
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