Sono passati solo pochi giorni dalla vittoria di Donald Trump alle presidenziali e già il presidente eletto è al lavoro per formare la propria squadra di governo. Rispetto al 2016, Trump arriva molto più preparato all'appuntamento con la Casa Bianca e non ha intenzione di ripetere alcuni errori compiuti nella prima amministrazione, caratterizzata da numerose nomine di breve durata.
Il fatto che questa volta intenda fare sul serio è testimoniato dalla sua prima nomina: Susie Wiles come Chief of Staff. La Wiles ha svolto un ruolo fondamentale nella campagna elettorale di Trump ed è un nome di peso del mondo repubblicano, avendo seguito le elezioni già dal 1980 con Reagan. Peraltro sarà la prima donna a ricoprire il ruolo di capo di gabinetto (il più importante membro dell'ufficio esecutivo del presidente americano) alla Casa Bianca. Trump ha motivato la sua decisione con una nota: «Susie Wiles mi ha aiutato a ottenere una delle più grandi vittorie politiche nella storia americana ed è stata parte integrante delle mie campagne elettorali sia nel 2016, sia nel 2020» aggiungendo che «continuerà a lavorare senza sosta per Make America Great Again. Non ho dubbi che renderà orgoglioso il nostro Paese».
Trump, come annunciato dal suo transition team, sta selezionando i candidati per i ministeri. Tra i nomi più probabili ci sono Elon Musk alla guida della nuova commissione per l'efficienza governativa (Doge) e Robert F. Kennedy Jr. con un ruolo nel settore della sanità o sicurezza alimentare (forse alla Fda). C'è attesa anche per la nomina dell'attorney general e tra i nomi più probabili ci sono Jeff Clark, alto dirigente del ministero della Giustizia, il senatore Mike Lee e Aileen Cannon, la giudice che ha affondato il caso per le carte segrete di Mar-Lago.
Per la guida della diplomazia girano i nomi di Marco Rubio, dell'ex ambasciatore a Berlino Ric Grenell, del senatore ed ex ambasciatore in Giappone Bill Hagerty e dell'ex consigliere per la Sicurezza nazionale Robert O'Brien. Al Tesoro i nomi probabili sono John Alfred Paulson, l'ex presidente della Sec Jay Clayton o l'hedge fund manager Scott Bessent, finanziatore ed ex considera economico di Trump (favorevole ai dazi). Come ambasciatrice all'Onu circola invece il nome della deputata Elise Stefanik, la numero quattro della leadership repubblicana alla Camera. Potrebbero anche avere incarichi alcuni ex sfidanti di Trump alle primarie come Vivek Ramaswamy al commercio e il governatore del North Dakota all'energia.
Al netto delle indiscrezioni, Trump è noto per la sua imprevedibilità e potrebbe nominare figure insospettabili. Ma Trump è al lavoro anche sulle prime misure da portare avanti e, dopo aver ribadito che l'espulsione dei migranti irregolari «non è questione di costi», si iniziano a definire le priorità della nuova amministrazione a cominciare dal taglio delle tasse e della burocrazia. I lavoratori federali si preparano a tagli e trasferimenti forzati poiché nella piattaforma elettorale di Trump si propone di ridistribuire i lavoratori fuori dall'area di Washington D.C. attuando tagli su larga scala al governo federale. Anche al Pentagono si prevede uno spoil system.
Tra i possibili candidati ci sono Mike Pompeo e l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz (papabile anche per la Cia). Nel mirino della nuova amministrazione anche l'Obamacare. Un vero e proprio «red tsunami» sta per arrivare sulla capitale.
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