Più Al Qaeda, che minaccia nuovamente Parigi, che il Califfato, che sta inanellando sconfitte militari. Qualche problema lo Stato islamico inizia ad avercelo. Non certo per merito di un esercito iracheno allo sbando, ma per le crescenti pressioni dei curdi e della coalizione internazionale che hanno condotto attacchi su più fronti in Iraq. Dopo la quasi totalità di Kobane, i peshmerga hanno avuto la meglio sugli jihadisti in una battaglia cruenta che si è consumata ieri nella città petrolifera di Kirkuk. I morti sarebbero decine, ma il varco aperto in direzione di Mosul, la roccaforte di Al Baghdadi, potrebbe risultare decisivo per una riconquista del nord del Paese. Al momento il Califfato perde 1.000 dei 55mila kmq che controlla. Non è molto, ma il segnale genera ottimismo. Non ci sono invece novità sostanziali sulla trattativa per la liberazione del giornalista giapponese Kenji Goto e del pilota giordano Mouath Al Kassasbeh.
Secondo fonti vicine al Dairat Al Mukhabarat, il servizio segreto di Amman, Al Baghdadi avrebbe chiesto l'immediato ritiro dell'aviazione militare giordana. In attesa di pianificare le prossime mosse, l'esecutivo di Amman inizia a dubitare che il pilota sia ancora in vita. Il capo dell'intelligence, il generale Faisal Al Shobaki, teme che il militare sia stato ucciso lo scorso 2 gennaio, quando la notizia della sua morte venne diffusa proprio dal Califfato. Per queste ragioni il ministro degli Esteri Nasser Judeh ha ribadito che la Giordania non libererà Sajida Al Rishawi, l'aspirante kamikaze irachena, mentre si stanno coordinando con il Giappone le strategie per assicurare il rilascio di Goto. Da parte sua il premier di Tokyo Shinzo Abe ha spiegato in Parlamento che «vengono fatti tutti gli sforzi possibili per riportare a casa Kenji».
Il ministro degli Esteri Fumio Kishida ha lanciato un avvertimento ai giornalisti del sol levante affinché evitino la zona di frontiera tra Siria e Turchia dove lo scambio potrebbe avvenire. «Non possiamo escludere la possibilità di sequestri di nuovi reporter o altri rischi», ha avvertito.
È invece Al Qaeda ad alzare la testa con il messaggio inviato nell'etere nel pomeriggio di ieri da uno dei suoi leader, Ibrahim Al Rubeish, che si rivolge ai jihadisti affermando che «i miscredenti possono essere colpiti nei loro Paesi. Vi basterà Allah contro di loro».
La frangia alqaedista pakistana Jandullah ha risposto quasi all'istante alla nuova chiamata alle armi con un attentato alla moschea sciita a Shikarpur (nella provincia meridionale di Sindh), provocando 61 morti.
Nella registrazione audio su youtube si sente inoltre Al Rubeish affermare che negli ultimi anni, «alla luce dell'indebolimento degli Usa, è la Francia ad aver preso il posto dell'America nella guerra all'Islam».Quasi a voler annunciare una nuova offensiva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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