Così il Tar si piega ai buonisti e non espelle più l'immigrato

Il ghanese Paul Yaw non verrà espulso. Dopo lo sciopero della fame di Biagio Conte a Palermo il Tar decide per la sospensiva e se ne riparlerà il prossimo 11 giugno: ma sembra nascondersi un vero e proprio corto circuito

Così il Tar si piega ai buonisti e non espelle più l'immigrato

La Palermo più ricca festeggia per una sentenza che evita sicura espulsione per un povero. La Palermo più povera mastica amaro quasi rassegnata all’indifferenza oramai cronica ad essa riservata.

È questo il paradosso che si vive nel capoluogo siciliano negli ultimi giorni. La Palermo dei salotti istituzionali, delle associazioni culturali e dei movimenti anti razzisti esulta per la sospensiva decretata dal Tar sul decreto di espulsione per Paul Yaw, ghanese di 51 anni raggiunto dal provvedimento dopo aver perso il lavoro e non aver maturato i titoli per poter rinnovare il permesso di soggiorno.

Se ne parla adesso il prossimo 11 giugno, quando il caso sarà trattato in sede di camera di consiglio. Per questa parte di città, si tratta di una vittoria non tanto legale quanto di “umanità”: in particolare, c’è chi parla dell’avanzata di quella Palermo anti Salvini e contraria ai porti chiusi che da giorni prende a cuore le sorti del cittadino ghanese. Quasi una vittoria di un principio che salva la città da presunte derive “razziste”. Almeno questa è l’interpretazione offerta da coloro che sui social festeggiano la decisione del Tar, un filone di pensiero sposato in toto anche dal sindaco Leoluca Orlando e dall’arcivescovo Corrado Lorefice.

Un successo della “parte umana” dunque, ma non si sa bene contro chi. Perché in realtà a firmare il decreto di espulsione è il Prefetto di Palermo e non certo per questioni politiche o, peggio ancora, legate al razzismo. Semplicemente Paul Yaw si è visto rifiutare la domanda di rinnovo di permesso di soggiorno in quanto, secondo la legge, non sussistono più i requisiti. Il ghanese è sostanzialmente vittima dello stesso terribile elemento che colpisce per intero Palermo: la crisi economica. Manca il lavoro e chi lo perde è difficile che riesca a trovarlo. Capita a centinaia di palermitani, giovani o di mezza età, capita anche a chi vive nel capoluogo siciliano da dieci anni, come nel caso di Paul Yaw.

Il ghanese vive facendo l’idraulico all’interno dell’edificio che ospita la missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte, ma non ha un contratto da poter esibire o un impiego che potrebbe permettergli di rimanere in Italia. Nessun razzismo o disumanità quello delle istituzioni palermitane che applicano semplicemente la legge. Ma lo stesso Biagio Conte, missionario laico che negli anni ’90 fonda la sua missione, riesce a trasformare la vicenda in un caso mediatico che mobilita diverse associazioni. Intraprende per due settimane anche lo sciopero della fame, parla di Palermo come una città che sembra aver perso il suo spirito di accoglienza, il caso dunque oltrepassa la storia personale del cittadino ghanese e diventa quasi una questione di principio.

Non si sa se il clamore mediatico abbia o meno influito sulla decisione di sospendere il provvedimento. Fatto sta che, come detto, la notizia della sentenza fa esultare chi in questi giorni sposa la causa del missionario. E così, per qualche ragione, l’applicazione della legge da parte di prefetto e questore diventa un atto disumano e l’annullamento del provvedimento è una vittoria della “Palermo bene”.

La Palermo più povera, quella che forse meglio potrebbe capire le condizioni di Paul Yaw, che vive in situazioni di precarietà, di mancanza di lavoro e di una vita fatta di stenti tra i vicoli del centro storico e nei ghetti costruiti dalla Democrazia Cristiana negli anni del sacco edilizio, guarda quasi attonita.

Yaw forse resterà in Italia, il clamore mediatico della sua vicenda gli farà avere anche un posto da qualche parte, politici e prelati sbandiereranno la sua storia in futuro come un successo della

parte sana di Palermo e del Paese intero. Per tanti altri poveri e disoccupati, che hanno la sfortuna di essere palermitani, il silenzio e l’abbandono continueranno ad essere filo conduttore delle proprie rispettive vite.

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