Quell'analisi per stomaci forti che non sostiene una donna offesa

Che grande bellezza: sulla vicenda dell'incontro tra Vincenzo De Luca e Giorgia Meloni

Quell'analisi per stomaci forti che non sostiene una donna offesa
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Che grande bellezza: sulla vicenda dell'incontro tra Vincenzo De Luca e Giorgia Meloni, riguardo alla querelle sulla parola «stronza», alla redazione di Repubblica, sempre così raffinati (sempre così con la puzzina sotto il nasino, sempre così concitadegregoriani, sempre così schizzinosi sul buon gusto e sul cattivo gusto come neppure nel salotto proustiano dei Guermantes), si sono aperte le scatole della scatologia con un articolo di Marco Belpoliti, da non leggere mentre si mangia, magari al bagno mattino presto.

Anche perché Repubblica non è Documents, la magnifica rivista surrealista con cui Georges Bataille sfidò la borghesia francese tra il 1929 e il 1930, ma un salotto buono tra i tanti che sarebbero stati presi di mira dallo stesso Bataille.

Cotanto impegno per spiegare ai lettori, il bel Belpoliti, come mai la suddetta parola è considerata offensiva mentre altre parole legate agli escrementi non lo sono altrettanto. È andato a compulsare tutti i dizionari possibili, inclusi quelli medievali, per capire da dove arriva l'offesa scatologica, come un filologo seduto sul water, credo neppure un laboratorio che analizza le feci sia così pignolo, mancava solo la famosa scala Bristol per guardarsele e sapere se siamo in salute o meno (chi è ipocondriaco come me la conosce bene), e però, poiché sono curioso, e non riuscendo a trovare lo scarico per scaricare il pezzo di Belpoliti, mi chiedevo: dove vuole arrivare? Per scoprirlo sono dovuto arrivare fino in fondo.

Anche perché la questione in fondo era abbastanza ovvia fin dall'inizio: «Sono quella stronza della Meloni», frase detta a chi le ha dato della stronza ci sta, inizia lì e finisce qui. Invece qui no. Il bel Belpoliti (dall'espressione latina Venustus mundus, «bello pulito», no scherzo, non mi metto a fare l'esegesi dei cognomi), doveva arrivare, elencando tutte le possibili declinazioni degli escrementi, che in questo specifico caso la parola «stronza» era una minaccia a De Luca.

Non ho capito bene in che senso fosse una minaccia (tipo «ti uccido?», «ti mando al confino?»), e mi sono consultato con Emilio Pappagallo, il mitico direttore di Radio Rock, nonché tra gli uomini più intelligenti che io conosca, a capo di una radio molto di sinistra ma liberale, libertario (se io dirigessi una radio sarei lui, se lui fosse uno scrittore sarebbe me). Perché proprio ieri mattina ha affrontato la questione nel suo morning show.

Che mi ha fatto pensare una cosa: se lo avesse fatto una donna di sinistra, una Boldrini, una Concita, una Rula Jebreal, una Valerio Chiara, offesa da un uomo, da un bullo come De Luca tra l'altro (non esattamente Lord Brummel), non sarebbe diventata immediatamente la paladina di tutte le femministe? La donna che risponde da pari a pari all'uomo, con il suo stesso linguaggio? Il risultato non voluto invece è mettere in evidenza una contraddizione del femminismo stesso: se un gesto di parità viene fatto da una donna di destra non rappresenta le donne.

Peccato: sarebbe stata una buona occasione affinché le femministe si emancipassero dall'idea vittimistica di uomo e di donna, perché ciascuno è una persona, un individuo, un pensiero, a prescindere dal sesso. Invece è stata un'occasione buttata nel cesso.

www.massimilianoparente.com

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