Quelle chat con i giornalisti amici cancellate da Striano

La Procura di Perugia indaga sugli occultamenti da parte del finanziere indagato

Quelle chat con i giornalisti amici cancellate da Striano
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Il problema è capire dove arriva l'astuzia di un investigatore esperto e scafato, e dove ad aiutarlo intervengano «dritte» e aiuti esterni, più o meno volontari. Nel valutare la pericolosità del tenente Pasquale Striano, indagato-chiave dell'indagine sui dossier scippati dalle banche dati della Direzione nazionale antimafia, la Procura di Perugia porta anche questo tema all'attenzione del tribunale del Riesame, che il 12 novembre dovrà valutare la richiesta di arresto di Striano e del suo capo, l'ex pm antimafia Antonio Laudati.

Nelle nuove carte depositate dal procuratore umbro Raffaele Cantone e dai suoi pm ci sono oltre ventimila accessi abusivi effettuati da Striano e di cui inizialmente non era stata trovata traccia, nonostante gli approfonditi scavi tecnologici compiuti dal Nucleo di polizia valutaria. Che gli apparati informatici del tenente abbiano resistito così a lungo è sintomo sia della sua abilità che della sua consapevolezza di commettere operazioni illecite. Di alcune di esse probabilmente non si troverà mai più traccia. Nella richiesta di arresto, Cantone sottolinea un esempio: nello stesso periodo in cui Striano inonda il giornalista del Domani Giovanni Tizian (ora indagato anche lui per accesso abusivo) con centinaia di documenti sottratti, tra i due non c'è un solo messaggio. «A fronte di tale assiduo e stretto rapporto appare di certo anomala l'assenza di chat e whatsapp tra i due». L'ipotesi dei pm è che Striano sia riuscito a ripulire il telefono senza lasciare tracce, l'unico modo per aggirare l'ostacolo è rivolgersi a Meta: su questa ipotesi, scrive la Procura «sono in corso approfondimenti». Certo, tutto sarebbe stato più facile se la Procura di Roma, quando era lei a indagare, avesse sequestrato gli apparati di Striano prima di mandargli un avviso di garanzia.

L'accortezza di Striano e il suo timore di essere indagato sono tali che al momento di incontrare alcuni colleghi riesce a neutralizzare il trojan installato nel suo telefono, disattivando «screenshot, audio delle conversazioni voip, audio ambientale e positioning». Gli inquirenti perugini però non si sono arresi, nel suo ricorso Cantone scrive che «l'indagine deve ancora completarsi con l'analisi delle migliaia di accessi effettuati e con gli eventuali sviluppi investigativi che da tale analisi si renderanno necessari».

Negli ultimi venti giorni l'inchiesta ha fatto grandi passi avanti, sintetizzati nei nuovi documenti che Cantone (trovando l'opposizione dei difensori di

Laudati e Striano) ha presentato al tribunale del Riesame. Tra questi ci sarebbero anche i nomi dei giornalisti e dei «soggetti istituzionali» che Striano finora era riuscito a tenere nascosti come beneficiari dei suoi abusi.

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