Quelle trame sul processo Eni. E spunta una chat del Pm

Il pg di Messina consegna a Cantone gli sms con De Pasquale I veleni del "Sistema" toccano Roma, Milano e la Sicilia

Quelle trame sul processo Eni. E spunta una chat del Pm

A lla fine un pm sbotta sul gruppo di whatsapp: «Se c'è un segreto d'ufficio c'è il dovere di stare zitti. Se si vuole parlare si deve parlare in modo che tutti capiscano. Altrimenti diventa il metodo dell'insinuazione, dello schizzo di fango». Eh sì. Perché sullo scambio di chat - di una asprezza senza precedenti - scatenato tra i pm milanesi dalla sconfitta della Procura nel processo Eni e rivelato ieri dal Giornale incombe una quantità di cose non dette, appena accennate, alluse, in una situazione dove i veleni del caso Palamara si incrociano con la gestione dell'inchiesta Eni. E dove bisogna sperare che davvero alla fine accada quello che promette uno dei sostituti procuratori: «Io so quello che è successo e un giorno andrà detto fino in fondo».

L'unica certezza è per ora è che si incrociano due manovre. Una è quella che, secondo la Procura milanese, sarebbe stata orchestrata in ambienti vicini all'Eni per delegittimare Fabio De Pasquale, il pm titolare dell'inchiesta sull'ente petrolifero di Stato. L'altra è quella, di segno esattamente opposto, che aveva nel mirino Marco Tremolada, il giudice del processo Eni, sospettato dalla Procura di un eccesso di garantismo: e in effetti alla fine ha assolto tutti.

Il problema è che queste due manovre hanno per comune denominatore la stessa fonte: Pietro Amara, avvocato siciliano dai mille oscuri rapporti. Amara è una gola profonda a tempo pieno, utilizzato da almeno tre procure (Roma, Perugia, Palermo) in un incrocio di inchieste di cui non si capisce bene l'origine e ancor meno il fine. Amara è la fonte che rivela alla Procura milanese che, secondo una confidenza di terza mano, il presidente del processo Eni Marco Tremolada sarebbe stato avvicinabile dai legali dell'azienda. È Amara a raccontare, sempre a Milano, di un complotto ordito dall'ufficio legale Eni contro il pm Fabio De Pasquale. Ma è sempre Amara ad accusare il procuratore generale di Messina, Barbaro, di avere tramato con Luca Palamara per fare carriera e di avergli rivelato dettagli sull'inchiesta che aveva nel mirino il lobbista Fabrizio Centofanti, grande amico dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati.

Cosa c'entra Barbaro nelle cose milanesi? C'entra. Dieci giorni fa, l'11 marzo, il pg di Messina viene interrogato a Roma da Raffaele Cantone, capo della Procura di Perugia, titolare dell'inchiesta contro Palamara. Barbaro spiega di avere «allentato» i contatti con Palamara fin dal marzo 2017, perché durante una trasferta a Roma «Paolo Ielo (procuratore aggiunto, ndr) nel corso di un colloquio all'interno della macchina nel tragitto dalla procura di Roma a questo ufficio mi disse di prestare attenzione a Luca Palamara in quanto amico di Fabrizio Centofanti». Barbaro consegna a Cantone i messaggi con Ielo, rimasti sul suo telefono. Ma, senza apparente motivo, consegna anche i messaggi scambiati il 7 febbraio 2018 con Fabio De Pasquale. Il giorno prima le Procure di Messina e di Roma hanno arrestato Amara insieme al pm corrotto Giancarlo Longo, un altro avvocato, Giuseppe Calafiore, ha evitato le manette perché è all'estero; Centofanti è indagato. De Pasquale appare assai soddisfatto; «Ciao Vincenzo, mi pare che l'operazione sia andata bene. Quantomeno grande armonia, cosa non sempre scontata di questi tempi. Messina può andare più in profondità degli altri uffici.. spiramu (anche De Pasquale è messinese come Barbaro, ndr)». Barbaro risponde che ormai lui è in Procura generale e non ha diretto il blitz, ma De Pasquale replica: «Lo so che non sei sul campo ma hai dato il calcio d'inizio. È importante rimanere collegati ora. Vediamo che dice Longo». Cosa intende De Pasquale quando dice che Messina andrà più a fondo «di altri»? E per quale indagine invita Barbaro a restare collegati?

(Di certo c'è che in quel momento, nonostante sia stato messo sull'avviso da Ielo, Barbaro continua

a tenere stretti rapporti con Palamara. Parlano di nomine e di carriere. Intanto sotto Natale Barbaro chatta: «Ciao mi mandi il telefono della Balducci? Le ho promesso i torroncini». E Palamara: «Due mandali anche a me!)

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