La Consulta, la presidenza della Repubblica, il Csm, ma non solo. Le opposizioni gridano allo scandalo per il voto del nuovo membro della Corte Costituzionale, ma le principali cariche istituzionali che dovrebbero essere guidate da personalità di comprovata terzietà sono state da sempre occupate dalla sinistra.
L'attuale presidente della Consulta è Augusto Barbera (foto a sinistra), deputato per cinque legislature del Pci prima e del Pds poi. Prima di lui, nel 2022, per circa 7 mesi, la Corte Costituzione fu guidata dall'ex premier socialista Giuliano Amato (foto a destra), più volte ministro sia nei governi dell'Ulivo di fine anni 90 sia nel secondo governo Prodi quando, tra il 2006 e il 2008, guidò il Viminale. Andando ancora indietro nel tempo si scopre che tra il 2008 e il 2009 a capo della Corte Costituzionale ci fu anche Giovanni Maria Flick, ex ministro di Grazia e Giustizia durante il primo governo Prodi. Tra il 2004 e il 2005 la Consulta fu presieduta da Valerio Onida, giurista vicino al centrosinistra al punto da presentarsi nel 2010 come candidato alle primarie per il ruolo di sindaco di Milano. Una votazione che lo vide arrivare terzo dietro a Giuliano Pisapia e all'architetto Stefano Boeri. Anche Gustavo Zagrebelsky, presidente della Consulta nel 2004 per circa 7 mesi, è un esponente di spicco della sinistra italiana noto anche per essere stato tra i promotori del Comitato per il no in occasione del referendum sulla riforma costituzionale promossa dal presidente del Consiglio dell'epoca, Matteo Renzi. Zagrebelsky, durante un confronto televisivo su La7 proprio con l'allora premier, denunciò la «svolta autoritaria» della riforma e il rischio di passare «dalla democrazia all'oligarchia». Nel 1999 il ruolo di capo della Consulta venne ricoperto da Giuliano Vassalli, ex parlamentare del Psi ed ex Guardasigilli, mentre tra il 1995 e il 1996 di questo ruolo fu insignito Mauro Ferri, già ministro dell'Industria negli anni '70 ed ex segretario del Psdi.
E che dire di come sono stati eletti gli ultimi presidenti della Repubblica? Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella vantano il record di essere stati gli unici eletti per un secondo mandato. Ma non solo. Mentre la loro rielezione, sebbene alquanto travagliata, è stata condivisa tra maggioranza e opposizione, la loro prima salita al Colle è avvenuta al quarto scrutinio con i soli voti del centrosinistra. È successo nel 2006 quando i partiti dell'Unione si accordarono per votare Napolitano respingendo qualsiasi accordo col centrodestra. Nel 2015, invece, Renzi, pur di ricompattare un Pd molto diviso al suo interno, ruppe il Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi e impose per la prima volta Mattarella.
Nel Csm, fatta eccezione per l'attuale Fabio Pinelli (quota Lega) e per Michele Vietti (quota Udc), gli ultimi vicepresidenti sono tutti vicini al Pd: l'ex renziano Davide Ermini, Giovanni Legnini, Nicola Mancino e Virginio Rognoni.
Gli ultimi tre procuratori nazionali antimafia, poi, una volta terminato il loro incarico, sono entrati in politica: Pietro Grasso e Franco Roberti col Pd e Federico Cafiero De Raho col M5S. La lista dei giornalisti vicini alla sinistra che sono diventati presidenti della Rai, invece, è decisamente troppo lunga per essere stilata senza tralasciare nessuno.
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