Washington. L'unica certezza sull'ennesima vicenda giudiziaria di Donald Trump è che esistono gli estremi del reato, un reato potenzialmente grave. Se così non fosse, l'Fbi non avrebbe mai chiesto l'autorizzazione per perquisire la residenza dell'ex presidente, consapevole della tempesta politica che un gesto così «invasivo» avrebbe provocato. Quale sia con esattezza il reato e a cosa potrebbe portare con un'eventuale incriminazione e successiva condanna, resta da vedere. Gli esperti di questioni legali stanno dibattendo, dopo che lunedì gli agenti federali hanno bussato alla porta del suo resort. La mossa a sorpresa dell'Attorney General Merrick Garland, che non solo ha difeso la decisione di perquisire casa Trump ma soprattutto ha chiesto che il mandato venisse reso pubblico, ha spiazzato l'ex presidente e i suoi legali. Una vera e propria sfida, dopo giorni in cui il dipartimento di Giustizia e l'Fbi sono stati oggetto delle bordate retoriche dell'ex presidente e dei Repubblicani, quasi tutti allineati al suo fianco.
Nel mandato di perquisizione sono infatti contenute le motivazioni dell'atto. Non solo, c'è la lista dei documenti che si riteneva fossero ancora impropriamente nelle mani di Trump e l'elenco del materiale sequestrato. Ma, mossa ancora più clamorosa, con la quale il dipartimento di Giustizia guidato da Garland ha veramente messo in difficoltà Trump è la soffiata fatta arrivare al Washington Post: l'Fbi era in cerca di «documenti nucleari». Materiale riservatissimo sulle installazioni Usa o di potenze straniere e su programmi militari top secret. La rivelazione cambia completamente la natura della vicenda e, chiaramente, del potenziale reato. Se prima Trump poteva essere accusato per violazione del Presidential Records Act, la legge varata nel 1978 dopo lo scandalo Watergate, mai applicata e con pene non propriamente definite, ora l'ex presidente, se accusato di violazione dell'Espionage Act, la legge anti spionaggio usata anche contro Julian Assange, rischia groso. Eppure, anche in questo caso, la sorte di Trump e la possibilità che possa ricandidarsi nel 2024, non è chiara.
Due soprattutto gli elementi: Trump, nella sua veste di presidente, potrebbe avere desecretato i documenti riservati che ha portato con sé dalla Casa Bianca a Mar-a-Lago; in tribunale andrebbe comunque dimostrato l'intento di Trump di compiere consapevolmente un reato di tale gravità. C'è poi un terzo elemento, che nel sistema giudiziario Usa ha un peso rilevante: non ci sono precedenti. Per questo gli esperti sono indecisi anche sul fatto che un'eventuale incriminazione precluda a Trump la possibilità di candidarsi.
Che la faccenda comunque sia seria e che possa avere conseguenze devastanti per la sorte di Trump e dei Repubblicani è comunque confermato dal relativo silenzio con il quale i suoi fedelissimi stanno seguendo la vicenda, segno di preoccupazione.
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