N el 1961 Albert Bandura dimostrò che l'aggressività può essere appresa per imitazione. Nella sua famosa ricerca i bambini che assistevano alla violenza dello sperimentatore nei confronti della bambola «Bobo», modellavano il loro comportamento usando con il pupazzo la stessa aggressività. Nel gruppo di bambini che avevano giocato senza la presenza di un adulto che fungesse da modello negativo la violenza non emergeva. Una teoria che può spiegare l'omicidio avvenuto a Palermo, dove una donna e i suoi figli di 20 e 21 anni, hanno ucciso il padre a coltellate. L'uomo che per anni avrebbe maltrattato, picchiato e umiliato i suoi familiari è stato ripagato con la stessa moneta. Perché madre e figli non sono fuggiti altrove invece di trasformarsi da vittime in carnefici? Una giustizia fai da te, necessaria a scaricare una rabbia accumulata e non più comprimibile. Nei giorni precedenti il delitto la donna aveva allontanato i bambini più piccoli e dopo l'omicidio li ha chiamati per dire loro che aveva ucciso il papà. Scegliere di comunicare ai figli di essere l'assassina del padre si può fare sol se si percepisce in loro la stessa paura e sete di vendetta. Ammazzando il marito la madre ha detto che l'incubo era finito, che anche lei era capace di reagire al sopruso con la stessa violenza.
Tirarsi fuori da un legame patologico per molte donne è quasi impossibile. Nella dinamica malata di alcuni matrimoni le mogli non sono vittime accidentali perché la relazionalità si fonda su un'interdipendenza per cui sembra meglio essere mal accompagnate che sole, anche per il timore e l'incapacità di provvedere a se stesse. I comportamenti di passività e sottomissione delle personalità dipendenti, in cui la rabbia e l'aggressività sono inibite anche di fronte ad eventi minacciosi per preservare la relazione a tutti i costi, danno vita a un circolo vizioso. Lei sopporta masochisticamente l'inammissibile pur di non perderlo e lui mostra una crescente ostilità, che può degenerare in sadismo o in un femminicidio.
Le donne dipendenti percepiscono la fine della relazione come una perdita di sé e dell'unico punto di riferimento possibile.
Negano il conflitto, si svalutano, idealizzano chi le sta facendo sprofondare nel baratro nella vana illusione che prima o poi qualcosa cambierà. Questa donna deve aver pensato che la morte era l'unico modo di cambiare quella dinamica relazionale e invece con la morte è preclusa ogni possibilità di comprensione e liberazione, del male fatto e di quello ricevuto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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