Qui e ora

A Napoli è successo che una donna ha detto al partner di volerlo lasciare. Lui, accecato dalla rabbia, l'ha trascinata in strada a pugni e schiaffi e poi le ha messo il collare e il guinzaglio del cane stringendole il collo fino a farle perdere i sensi. «L'uso del guinzaglio su una donna ribelle denota chiaramente una modalità primordiale di controllo della violenza. L'uomo, trovando inaccettabile il desiderio di liberarsi di lui, lo ha percepito come un comportamento violento. Alla violenza ha risposto con la violenza e in questa circolarità l'uso del guinzaglio è diventato la modalità per rendere docile e sottomettere una persona, per impedirle di fuggire o per tenerla prigioniera», spiega il neuropsichiatra Giuseppe Magnarapa. La violenza contro le donne anche se è sempre più denunciata rappresenta ancora il volto più misero di una società che finge di non essere misogina. «La violenza è implicita alla natura umana e le regole societarie sarebbero state formulate proprio allo scopo di contenerla e pilotarla. Fa parte della natura umana poiché attinge ai relativi bisogni primari».

I rapporti di coppia che degenerano in reati contro la persona producono traumi anche sui figli che assistono ad una aggressività che può essere appresa. «L'esperienza comune insegna che ciò che non si può ottenere pacificamente, lo si può ottenere con la forza ed è questo il motivo per cui la violenza è contagiosa: essa è appagante per chi la esercita e viene appresa facilmente nei contesti familiari dove il modello genitoriale prevalente è quello violento. Ma da un modello familiare il bambino può prendere le distanze, la sua capacità di adeguarsi o di respingerlo emancipandosi dalla violenza, ha probabilmente una base genetica».

Nonostante il danno enorme, sia sulle vecchie che sulle nuove generazioni, le misure giuridiche contro la violenza nelle relazioni familiari non sono efficaci, come se il problema fosse rimosso inconsciamente dalla società. «La violenza è la patologia dell'aggressività che, a sua volta, rappresenta una fonte di energia utilizzabile se trasformata in altre forme di comportamento più innocuo o costruttivo. Quando invece esplode nella sua ferocia ci sbatte invece in faccia le nostre origini, che non sono pacifiche come vorremmo.

Per questo è oggetto delle rimozioni più varie, dal rifiuto totale, al giudizio morale, conclude Magnarapa, augurandosi che finalmente il problema della violenza contro le donne possa essere affrontato attraverso una collaborazione tra la polizia e le strutture psichiatriche allo scopo di identificare l'origine del comportamento e decidere se va affrontato da un punto di vista giudiziario o psichiatrico.

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