I signori della vita e della morte

Gli uomini hanno fatto esperienza diretta o indiretta della guerra, hanno visto errori e orrori, eppure questo non li preserva dalla coazione a ripetere.

I signori della vita e della morte

Gli uomini hanno fatto esperienza diretta o indiretta della guerra, hanno visto errori e orrori, eppure questo non li preserva dalla coazione a ripetere. Lo scontro ideologico tra quelli che preferirebbero la resa degli ucraini pur di fermare battaglie in cui stanno morendo civili inermi e quelli che invece trovano la reazione militare ucraina all'invasione l'unica via possibile è sempre più acceso. Gli stessi ucraini che patiscono sulla loro pelle la violenza dell'invasore pian piano si sono convinti che la guerra sia ormai una necessità da cui non potersi tirare indietro, malgrado le perdite umane ed economiche, le città a ferro e fuoco e la povertà assoluta a cui sono destinati. Pian piano si stanno convincendo tutti, protagonisti e spettatori, che il sacrificio della popolazione ucraina, la distruzione della loro storia e delle città, sia un prezzo da pagare per il senso nazionale d'appartenenza e per la libertà. Anche i russi di fronte alle critiche e alle sanzioni del resto del mondo hanno ritrovato la loro unità, noi contro di loro, anche se i soldati che muoiono sono figli che non torneranno più. La guerra è capace di eludere l'istinto di sopravvivenza dell'individuo, che viene sostituito dall'istinto di conservazione che tutto il popolo dimostra per una inanimata bandiera nazionale. Ammazzare e farsi ammazzare diventa un valore, lo stesso di cui si nutre il kamikaze che salta in aria in nome di un ideale che un secondo dopo non lo riguarderà più. Le guerre si costruiscono negli anni, i prodromi sono ragioni politiche ed economiche ma poi un leader che conquista troppo potere accende una miccia in grado di incendiare l'anima della popolazione. Putin è impazzito? E Zelensky si rappresenta il campo di battaglia come un set cinematografico in cui si spara a salve? Radovan Karadzic, il criminale di guerra serbo, prima di ordinare il genocidio di Srebrenica era uno psichiatra, psicoterapeuta e poeta che lavorava in un ospedale di Sarajevo, si occupava della salute mentale dei suoi pazienti.

Poi fece appostare sulle colline della stessa città cecchini che sparavano ai civili disarmati come fossero birilli. Ci sono più persone di quelle che si potrebbero immaginare che hanno una passione per la barbarie, che godono nel sentirsi onnipotenti, signori della vita e della morte.

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