Pensioni, quota 103 diventa 104. Più robusti gli assegni bassi

Stop a Opzione donna e Ape, ma c'è uno strumento nuovo. Aumentano le rivalutazioni e le minime per gli over 75

Pensioni, quota 103 diventa 104. Più robusti gli assegni bassi
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La stretta sugli anticipi pensionistici con quota 103 che diventa quota 104. La fine di Opzione donna e Ape sociale. La rivalutazione completa per gli assegni pensionistici fino a quattro volte il minimo. E spunta pure la rimozione del vincolo che impedisce a chi è nel regime contributivo di andare in pensione a 67 anni se non raggiunge un importo di almeno 1,5 volte la pensione sociale.

Sono diverse le novità alla voce pensioni che emergono dalla presentazione della manovra, a valle del consiglio dei ministri di ieri. «Per quanto riguarda i pensionamenti anticipati», ha detto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, «ci sono forme restrittive rafforzate rispetto al passato. Non ci sono più l'Ape sociale né Quota 103 nelle forme previste lo scorso anno. Sarà più restrittivo l'accesso al pensionamento anticipato». Questa, infatti, è una delle sorprese: il governo ha messo in campo una forma di anticipo pensionistico che permetterà di ritirarsi dal lavoro a 41 anni di contributi e 63 anni di età (contro i 62 della versione precedente). Non sono state toccate, invece, le finestre disponibili per andare in pensione e sarà confermato il bonus Maroni che incentiva chi rimane al lavoro pur avendo maturato i requisiti per andare in pensione.

Aboliti Opzione Donna e Ape sociale così come erano previsti l'anno scorso: rimpiazzati da un fondo unico per la flessibilità in uscita con l'accesso all'ammortizzatore di accompagnamento alla pensione con 63 anni di età e 36 di contributi per i caregiver, i disoccupati, coloro che sono impegnati nei lavori gravosi, i disabili. A questi si aggiungono anche le donne che potranno accedervi, come prevedeva Opzione donna, con 35 anni di contributi. Si alza però il requisito d'età, prima a 60 anni, e sparisce lo sconto fino a due anni collegato ai figli previsto dalla precedente misura.

Buona notizia per tutti quelli che, al raggiungimento dei 67 anni di età, non riescono a maturare un assegno pensionistico di almeno 1,5 volte la pensione sociale (cifra che quest'anno è di 745,91 euro): il governo ha rimosso questo vincolo e così non si dovrà più attendere fino a 71 anni, ma ci si potrà mettere a riposo all'età pensionabile valida per tutti gli altri contribuenti.

Tra gli interventi anche la rivalutazione delle pensioni rispetto all'inflazione per una spesa di circa 14 miliardi. Il recupero sarà pieno per tutti gli assegni fino a quattro volte l'importo minimo, l'adeguamento al carovita sarà del 90% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo e poi via via ci sarà una percentuale inferiore al crescere dell'importo.

Cresceranno le pensioni minime, confermata la super-rivalutazione dell'assegno per gli over 75 (dovrebbero arrivare a 620 euro).

I pensionati, inoltre, avranno benefici dall'accorpamento delle aliquote Irpef che arrivano 1.279 euro annui (per chi ha reddito da pensione intorno a 28 mila euro). «Un sostegno concreto al potere d'acquisto» - scrive il Mef - «contro gli effetti dell'inflazione».

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