Quote Ue, che truffa: via solo 90 profughi Di questo passo ci vorranno 40 anni

La divisione di eritrei e siriani tra i Paesi europei rimane sulla carta e paghiamo per tenerceli Ecco perché l'Europa ci concederà più flessibilità

Quote Ue, che truffa: via solo 90 profughi Di questo passo ci vorranno 40 anni

Ricordate? Era il 24 settembre ed il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'Interno Angelino Alfano giocavano a Dotto e Gongolo. Dotto, alias Renzi, elogiava il «piano molto significativo» appena varato dall'Unione Europea che da novembre avrebbe garantito i ricollocamenti e i ritorni dei migranti gestiti da Bruxelles. Gongolo, alias Alfano, si vantava, invece, di aver piegato Bruxelles alla propria volontà. «È successa - spiegava - una cosa rara e importante: l'Europa non ha discusso, ma ha deciso. E ha deciso, altra cosa rara, in favore dell'Italia. Non perché siamo buoni, ma perché avevamo ragione noi».

Son passati 34 giorni, novembre è alle porte, e le parole di Dotto e Gongolo appaiono, ormai, un'altra colossale illusione. A svelarla ci pensa, dati alla mano il Corriere della Sera di ieri raccontandoci come - a tutt'oggi - soltanto 90, dei 40mila profughi eritrei e siriani da ricollocare in altri paesi europei, in base alla regola delle quote del 24 settembre, hanno lasciato l'Italia. Per gli altri campa cavallo che l'erba cresce. Fin qui abbiamo avuto il nulla osta solo per altre 525 partenze di cui 10 in Germania, 20 in Francia, 50 in Spagna, 100 in Svezia e 200 in Finlandia. Dice Deborah Bergamini di Forza Italia: «Con questo ritmo per i ricollocamenti ci vorranno 40 anni». Ma la vera truffa è quella dei soldi. Mentre l'Italia ha già dilapidato un miliardo e 100 milioni per assistere i 140mila arrivati dal primo gennaio, l'Europa non prevede di rimborsarci più di 310 milioni di euro. E allora se veramente siamo a credito di oltre 800 milioni di euro non è difficile intuire perché, Bruxelles sia così disponibile, stando a Renzi, a garantirci maggiore flessibilità sui conti pubblici. Una generosità pagata 800 milioni e utilizzata soltanto per aumentare ulteriormente il deficit nazionale non è però un regalo esattamente a buon mercato. L'aspetto più ridicolo resta però la pretesa d'impressionare l'Europa esibendo generosità e disponibilità. Alfano ad agosto elogiava l' «Italia campione del mondo d'accoglienza». «Salvando vite - ripete oggi Renzi - salviamo l'idea d'Italia».

Sarà anche vero, ma i nostri 27 partner europei non ne sembrano troppo impressionati. In Austria il ministro dell'Interno Johanna Mikl-Leitner annuncia, da ieri, «la costruzione di strutture che possano garantire un accesso controllato» dei migranti. Come dire una barriera di reti e metallo lungo tutto il confine con la Slovenia. Quest'ultima, copiando i precedenti di Ungheria e Bulgaria promette, per bocca del ministro degli Esteri Karl Erjavec, l'imminente chiusura dei confini con la Croazia, la probabile dichiarazione dello stato d'emergenza e l'innalzamento d'una recinzione di 670 chilometri controllata da polizia ed esercito. In Germania, Angela Merkel paladina dell' «accoglienza senza limiti», fronteggia la rivolta della Baviera che minaccia una sorta di stato d'emergenza regionale se la Cancelliera non bloccherà, entro lunedì, l'afflusso di profughi dall'Austria. Un afflusso che, ad ottobre, ha portato oltre 170mila mila nuovi arrivi.

Ma se ad Est «accoglienza l'è morta» a Nord e Ovest non va certo meglio. In Francia il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve sta meticolosamente applicando il piano che prevede la deportazione dei migranti sparsi sul territorio nazionale in punti di raccolta, come quello di Calais, dove gli sfollati sono costretti a presentare domanda d'asilo. Ed esser immediatamente espulsi se non hanno i requisiti per restare. Per non parlar della Spagna che a Ceuta e Melilla applica respingimenti e deportazioni nella tacita indifferenza di Bruxelles.

O di una Gran Bretagna dove si fa strada l'idea di respingere anche i cittadini europei dei paesi dell'Est alla ricerca di lavoro. Insomma nonostante le illusioni di Renzi e Alfano in Europa la nostra generosità non ci è né invidiata, né riconosciuta né, tantomeno, risarcita. E al massimo ci servirà per comprarci un'altra fetta di esoso debito.

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