L'idea era quella di raccogliere in una carrellata di immagini il lato multietnico e multiculturale dell'Ue per pubblicizzare l'Anno europeo dei giovani 2022. «L'iniziativa punterà i riflettori - si legge nel testo a corredo di queste foto - sull'importanza della gioventù europea nella costruzione di un futuro migliore: più verde, più inclusivo e più digitale». Una delle fotografie, però, ritraeva una giovane ragazza la cui testa era avvolta dallo hjiab islamico. Usiamo l'imperfetto perché una volta scatenata la polemica, la foto è magicamente scomparsa dal sito istituzionale.
A lanciare la protesta è stata la leader di Fratelli d'Italia sulla sua pagina Facebook. «Per la campagna social dell'Anno europeo dei giovani 2022 - scrive la Meloni -, l'Ue affida a una donna con hijab il compito di stimolare il dibattito sui valori europei. Ma il velo islamico non rappresenta in alcun modo un valore europeo». La leader di Fratelli d'Italia poi ricorda che in Europa «le donne si sono liberate, dopo secoli di battaglie, da simboli di sottomissione come questi». E sottolinea che al momento non si sente alcuna esigenza «di rinunciare alle nostre conquiste in nome del politicamente corretto caro alla sinistra». E poi chiude il suo post chiamando in causa le femministe europee «Non hanno nulla da dire?»
Da quella parte politica (e culturale) la sfida dialettica non è stata raccolta. E le voci che si sono alzate sono unicamente quelle che sottolineano come una tale iniziativa si scontra con i principi di tolleranza ed emancipazione che la laica Unione europea da sempre si è data il compito di promuovere.
«Il velo islamico non appartiene in alcun modo alla cultura europea - le fa eco il senatore della Lega, Simone Pillon -, che è fondata sulla civiltà greco-romana e sulle radici cristiane. Voler imporre il velo come uno dei simboli dei giovani europei significa ammettere che l'Europa del futuro sarà essenzialmente islamica». Quello del parlamentare leghista è un grido d'allarme sullo stato di salute della nostra cultura europea. «Il mondo femminista è sempre pronto ad aggredire chiunque parli di difesa della vita - aggiunge - ma si fa silenzioso in maniera inquietante davanti all'islamismo».
Tante le parlamentari leghiste che hanno manifestato disappunto e che hanno preso le distanze da una iniziativa che, ai loro occhi, è lesiva della loro stessa immagine di donne. «Preoccupa e imbarazza l'ostinazione dell'Europa a voler promuovere simboli di oppressione delle donne», commenta la senatrice della Lega Valeria Alessandrini, segretario della commissione Femminicidio a Palazzo Madama. «Questa campagna Ue è un insulto - commenta l'europarlamentare del Carroccio Susanna Ceccardi - anche a quelle donne coraggiose che hanno avuto il coraggio di denunciare i soprusi e le violenze subite in famiglia, perché si rifiutano di portare il velo o di accettare un matrimonio combinato».
Non è la prima volta, tra
l'altro, che la Ue usa una figura femminile con hjiab. È successo anche nel febbraio di quest'anno quando la Commissione europea ha utilizzato l'immagine di una donna velata per promuovere la conferenza sul futuro dell'Europa.
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