Nuovo format Rai: l'addio in diretta. Quello di Lucia Annunziata non serviva perché era già stato annunciato, ma con cinque puntate ancora a sua disposizione la conduttrice non ha perso l'occasione per utilizzare il palcoscenico di Raitre per parlare del suo caso personale e ricordare a chi non lo sapesse che «ho fato le dimissioni» e lascerò la conduzione di questo programma», ma che continuerà come da contratto fino a fine giugno (ma il programma era già stato confermato nei palinsesti Rai già per la prossima stagione come pure Report e Cartabianca). L'altro in uscita, come arcinoto, è Fabio Fazio. Ieri l'ultima puntata del suo Che tempo che fa, aperta da un monologo di Michele Serra, firma di Repubblica e consulente del programma di Fazio, sulle ingerenze della politica nella Rai, tra humor («Topo gigio è di destra o sinistra?») e il «brutto clima recriminatorio e meschino» che si respira. E poi il duetto concordato con Damilano, conduttore a RaiTre: «Fino a quando vai in onda? «Devo ancora incontrare i nuovi dirigenti» risponde Damilano, che poi fa gli onori al padrone di casa dicendo in sostanza che dovrebbe essere «un diritto» di «chi paga il canone» poter vedere Fazio in Rai. Poi: «La differenza tra Italia e Turchia è qui ci sono i giornalisti che raccontano quello che il potere non vuole», dice Damilano, si presume parlando di sé e di Fazio.
Il quale Fazio ha fatto tutto da solo, contrattando con Discovery un triennale faraonico prima ancora che si insediasse il nuovo ad Roberto Sergio. Il quale in una intervista alla Stampa ha spiegato bene la situazione dietro i due addii: «Nessuno di noi ha voluto cancellare o ridimensionare qualcuno», con Fazio si conoscono da una vita, «dai tempi del gioco del Lotto, siamo amici» ha valutato altre offerte commerciali». Quando alla Annunziata, e ai prossimi presunti martiri della libera informazione, «non posso preoccuparmi anche per quelli che nessuno pensava di rimuovere ma che hanno scelto di lasciare l'azienda perché dicono di sentirsi minacciati, ma da chi...» dice l'amministratore delegato di Viale Mazzini.
Un altro volto di RaiTre che è dato in forse per la prossima stagione è Massimo Gramellini, editorialista del Corriere della Sera. Anche lui ha chiuso la stagione del programma con un discorso che è suonato come un addio, parlando del servizio pubblico, cioè appunto della Rai, e della bellezza del suo canone «che finanzia non solo la propria libertà di scelta, ma anche quella degli altri», mentre il governo (la Lega in particolare) lo vuole togliere dalla bolletta e anche cancellare. Tutto ciò prima di congedarsi dal pubblico con un sorriso, per evitare «un pianto». Sul quotidiano Domani a parlare di Rai è proprio Marco Damilano, con la sua striscia quotidiana Il cavallo e la torre (RaiTre). Nel suo editoriale pesta sugli appetiti della destra, ma altrettanto sull'occupazione di poltrone della sinistra. «Da anni la sinistra ha smesso di fare cultura, ha occupato posti sulla base di uno schieramento spesso geografico: bastava stare sul fronte opposto a Berlusconi». In effetti finora, al netto delle uscite volontarie di Fazio e Annunziata, non si è verificato nessuna cancellazione, oltre alla normale tornata di nomine nei tg, come si usa ad ogni cambio dei vertici.
Negli anni scorsi, dalla Rai del Pd alle stagioni successive, di «epurazioni» ce ne sono state molte (in primis Nicola Porro, fatto fuori senza colpo ferire dal dg renziano Campo Dall'Orto), senza però suscitare alcuna critica, visto che non arrivavano dalla destra.
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