La Rai è da sempre il termometro più preciso della situazione politica italiana. Se un anno fa Draghi era intoccabile e altrettanto erano le sue emanazioni nelle società pubbliche, come l'ad Carlo Fuortes in Rai, ora gli equilibri sono cambiati e la protezione di Draghi non vale più come lasciapassare universale. I partiti, con le elezioni politiche all'orizzonte, hanno rialzato la testa, in Parlamento come in Rai. E l'amministratore delegato della tv di Stato è ormai considerato «commissariato» dalla politica (governo e partiti), al punto che già si ipotizza una sua sostituzione. I consiglieri di amministrazione (nominati dai partiti) nel preconsiglio dell'altro giorno hanno messo per la prima volta sotto accusa Fuortes, costringendolo ad un mea culpa («avrei dovuto comunicarvi la decisione presa») sulla grottesca vicenda che riguarda Mario Orfeo. Il giornalista è stato improvvisamente destituito dal suo ruolo di direttore Approfondimento, e poi - dopo le proteste trasversali dei partiti, dal Pd al centrodestra, grazie agli ottimi agganci di Orfeo - l'ad Rai è stato costretto ad una retromarcia in extremis, finendo col proporre a Orfeo la poltrona riparatoria del Tg3. Primo caso di dirigente che viene trombato guadagnando la direzione di un telegiornale.
La ratifica arriverà con il cda di oggi, insieme alle altre nomine, arrivate a cascata pe risolvere il pasticcio Rai. Il quasi pensionato (a marzo 2023) Antonio Di Bella va a coprire per qualche mese l'Approfondimento, e Simona Sala va al Day-time. Tutte tre nomine, anno notare, in quota Pd. A cui se ne aggiunge una quarta, quella dell'ex portavoce di Laura Boldrini, Roberto Natale, alla nuova direzione Sostenibilità.
Un gran pasticcio in cui Fuortes ha dimostrato di muoversi male in un ambiente ultra-politicizzato come quello della tv di Stato, più complessa da guidare rispetto all'Opera di Roma. Anche perchè dietro gli atti dell'ad messo in Rai da Draghi si tende a vedere la volontà del premier, e quindi ogni decisione assume una lettura politica, specie quella di rimuovere un dirigente come Orfeo con molte protezioni nei partiti di governo, soprattutto nel Pd di Letta. Fuortes tuttavia ha smentito di aver consultato il presidente del Consiglio. Quello che invece risulta dalle indiscrezioni è che l'ad Rai, prima di silurare Orfeo, abbia avuto un via libera da Palazzo Chigi, ma non dal premier, bensì da suo consigliere economico Francesco Giavazzi.
Il succo è che sono già partite le scommesse su quanto durerà la stagione Fuortes. Le ipotesi in campo sono due.
La prima sarebbe una riedizione di quanto successo con la defenestrazione di Campo Dall'Orto, quando le deleghe andarono al presidente Rai (all'epoca Monica Maggioni), in questo caso Marinella Soldi, attuale presidente. La seconda riguarda proprio la Maggioni, direttore del Tg1, di nuovo in pista per tornare al vertice della Rai. Dipende però da quando: adesso sì, a ridosso delle politiche del 2023, e quindi per poco tempo, anche no.
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