Rai, il flop di Renzi, slitta la riforma del servizio pubblico

Ma il premier resta fiducioso: "Faremo le nomine con la Gasparri se non ci sarà la riforma. Credo ci sia ancora spazio per discutere e votare in Parlamento"

Rai, il flop di Renzi, slitta la riforma del servizio pubblico

Tanto tuonò che piovve. Come spesso accade, sui proclami e i gessetti di Matteo Renzi, si abbatte una pioggia acida. Ed è il caso della tanto sofferta e agognata riforma della Rai. Bisognava fare presto. Anzi, bisognava sicuramente svegliarsi prima.
"Faremo le nomine con la Gasparri se non ci sarà la riforma. Credo ci sia ancora spazio per discutere e votare in Parlamento la riforma della governance della Rai"- ha dichiarato il presidente del Consiglio rispondendo alle domande degli ascoltatori a Radio anch'io sulla riforma della servizio pubblico radiotelevisivo.

Ed eccoci qua, al punto di partenza. La legge Gasparri deciderà, ancora una volta, le sorti di viale Mazzini. Ma, "nessuno immagina forzature, voti di fiducia". Per carità. Andare a casa sulla riforma della Rai sarebbe davvero sciocco. Imperdonabile.
"Il Parlamento decida i consiglieri di amministrazione, sono parlamentari ed è giusto che decidano chi è il capo-azienda, ma non che i segretari di partito mettano bocca sul capo-redattore del Tg 1 e Gr 1 Rai e così via. Se lei pensa che come segretario del partito vada a decidere chi è il capo del Tg... non l'ho mai fatto e non lo farò mai", ha proseguito Renzi. Da sganasciarsi dalle risate.

Intanto, per gli attuali amministratori di Viale Mazzini, il mandato si concluderà il 25 di questo mese,

dopodiché scatterà una prorogatio fino a nuove disposizioni. E mentre il premier freme e si lamenta con i suoi del possibile insabbiamento che potrebbe avere la sua riforma al Senato, in Rai qualcuno già si lecca i baffi.

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