Ramadan, ma non nelle "sue" coop

Soumahoro propone una legge per istituire il giorno festivo, negato però ai dipendenti

Ramadan, ma non nelle "sue" coop
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«Vorrei augurare dal profondo del cuore Eid Al Fitr Mubarak a tutte le sorelle e a tutti i fratelli musulmani». Così l'onorevole Aboubakar Soumahoro (foto) con un post sui suoi social in occasione della fine del ramadan per le comunità islamiche. Oltre l'augurio, l'annuncio: «Colgo l'occasione per comunicare che ho presentato una proposta di legge per rendere festivo il giorno dopo la fine del Ramadan». Soumahoro ora, dopo i braccianti dei ghetti foggiani portati in parlamento, i rider, le donne in carcere si batte per i musulmani e per istituire una festività nazionale dedicata alle comunità islamiche. «Credo che questo sia un modo concreto per riconoscere, aggiornare, adattare e armonizzare le leggi del nostro paese con la realtà attuale» scrive.

Una proposta che, però, sembrerebbe non valere tra le mura di casa dell'onorevole. «Nelle cooperative Karibu e Aid hanno sempre lavorato», fanno sapere infatti al Giornale dal sindacato, confermando che i dipendenti musulmani delle cooperative della compagna e della suocera dell'onorevole - ora agli arresti domiciliari - non si sono mai fermati per la fine del Ramadan. A confermare anche uno degli ex dipendenti, che ancora non è stato retribuito, della Karibu: «Ho lavorato nei giorni festivi, sabato e domenica, nonché in tutte le occasioni religiose e festività nazionali», dichiara al Giornale.

Insomma, non solo dentro le coop di famiglia Soumahoro si lavorava dopo la fine del mese sacro per i musulmani, ma anche in ogni altra festività dell'anno. «Tutto quello che dice Soumahoro o la sua famiglia è una bugia», racconta ancora il marocchino che mai ha avuto un giorno di festa dopo il ramadan nella coop Karibu. «Non esiste una legge che inquadri l'interesse del semplice lavoratore nella sua visione», racconta facendo riferimento a Soumahoro.

Dopo la tempesta che ha travolto Soumahoro questa nuova proposta di legge sembrerebbe l'ennesima dimostrazione dei «due pesi e due misure». Da una parte il politically correct dell'inclusione a tutti i costi e dall'altra la realtà proprio dentro casa sua. Verrebbe da chiedersi: come è possibile che i dipendenti della sua famiglia, quasi tutti musulmani, non abbiano mai avuto diritto a festeggiare la fine del ramadan?

Ed ecco l'ennesima battaglia del deputato con gli stivali a suon di hashtag #noislamofobia, #noxenofobia, #norazzismo. «Oggi l'Islam è la seconda religione più diffusa.

Il nostro Paese è la terza nazione nell'Unione Europea Viva l'Italia Plurale!», conclude Soumahoro nel suo post ma netto è il commento dell'ex lavoratore Karibu al Giornale: «Dovrebbe parlare del salario dei lavoratori e degli interessi dei bambini che erano ospitati nelle cooperative e la cui unica speranza era trovate una vita dignitosa Lui dovrebbe sapere queste cose, perché anche lui è immigrato».

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