La sinistra? A forza di difendere i migranti si è dimenticata degli italiani. A dirlo non è il leader della Lega ma un’icona progressista come Federico Rampini. Lo storico corrispondente di Repubblica affida ad un libro il suo personale j’accuse verso uno schieramento politico reo di avere abbandonato le classi operaie per fare da “cassa di risonanza alle agenzie di rating”.
La notte della sinistra, edito da Mondadori elenca tutti gli errori che hanno condotto alle ultime batoste elettorali. Dalla difesa a tutti i costi delle frontiere aperte all’allerta per il ritorno del fascismo. “È il vezzo di una sinistra intellettualmente pigra – dice il giornalista intervistato da La Verità - non avendo idee forti da proporre, ci si rifugia in automatico nella vecchia retorica”. Certo, la battaglia dei porti chiusi di Matteo Salvini non la condivide. Non foss’altro perché, come quella combattuta Oltreoceano per il muro al confine con il Messico, la considera “marginale rispetto al problema”.
L’Italia multietnica per Rampini è una “banalità”. “Ogni Paese ha il diritto di stabilire le regole di accesso e di appartenenza alla propria comunità nazionale”, pena la diffusione di un senso di smarrimento e insicurezza. Sono i migranti stessi a sconfessare “l’ideologia no border”, sostiene il giornalista che rivendica l’eredità nazional popolare del Partito Comunista Italiano e ricorda come “nella storia sono sempre stati gli industriali, i ricchi, a volere frontiere aperte, sia per gli scambi commerciali, sia per la manodopera a basso costo”.
L’accoglienza indiscriminata, precisa, non è mai stata un’idea di sinistra e gli immigrati non ci pagheranno le pensioni. Anzi, un giorno le “consumeranno” pure loro, prevede l’editorialista che critica Juncker e dà del sovranista a Macron.
Insomma, non sono gli elettori leghisti ad essere ignoranti, ma i politici di sinistra ad essersi trincerati sotto gli ombrelloni a Capalbio dimenticando le periferie.Sì perché, passi Greta Thunberg, ma se l’eroina del nuovo femminismo diventa Asia Argento, allora siamo alla “perversione del politicamente corretto”.
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