La sua ricostruzione potrebbe essere compatibile con uno scontro accidentale tra i due mezzi nelle ultimi fasi dell'inseguimento, ma non con uno speronamento volontario. Questa, in breve, la sintesi della testimonianza che sta facendo tanto discutere ed emersa ieri nell'inchiesta sull'incidente che, nella notte tra il 23 e il 24 novembre, ha causato la morte di Ramy Elgaml, il 19enne del quartiere milanese «Corvetto» caduto in scooter durante un inseguimento con i carabinieri. In mattinata infatti in Procura è stato sentito un ventenne che ha garantito di essere stato presente sul luogo esatto dell'incidente - davanti a una pompa di benzina all'angolo tra via Ripamonti e via Quaranta, alla periferia sud di Milano - proprio nei secondi in cui lo scooter guidato dal 22enne tunisino Fares Bouzidi e il passeggero Ramy, inseguito da due pattuglie dei carabinieri, è rovinato al suolo; il giovane avrebbe quindi assistito in prima persona alla fase finale della corsa durata circa otto chilometri per le vie della città. Il ragazzo ha dichiarato di essere stato testimone di un vero e proprio «impatto» tra l'autoradio dei carabinieri e il Yamaha TMax con a bordo il 19enne e con l'amico Fares alla guida. Quella del ragazzo ascoltato dal pm Marco Cirigliano sarebbe al momento l'unica testimonianza oculare nelle indagini condotte della polizia locale e dal comando provinciale dei carabinieri coordinate anche dal procuratore capo Marcello Viola.
Va sottolineato che la notte dell'incidente nel verbale di arresto, redatto dai militari dell'Arma, per resistenza a carico di Fares Bouzidi, non si faceva riferimento all'impatto tra l'auto e il motociclo. Di un probabile impatto, invece, stando alle prime analisi delle immagini di videosorveglianza, si parlava - senza però alcuna certezza - in una prima informativa della polizia locale. Dai primi rilievi sembra però sia stata esclusa la presenza di tracce di vernice della gazzella sullo scooter, ma per una risposta definitiva ci vorrà tempo. In ogni caso, le telecamere non hanno chiarito questo aspetto. Adesso arriva la testimonianza di questo ventenne; una versione, la sua, che dovrà, comunque, essere valutata anche con altri riscontri.
Al momento restano indagati per omicidio stradale il brigadiere 37enne che era alla guida dell'autoradio e Bouzidi che, dimesso dal San Carlo, si trova ora agli arresti domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale dopo che ha forzato il posto di blocco la notte dell'incidente dando via all'inseguimento. Ieri il 22enne doveva essere ascoltato proprio in relazione alla misura cautelare dei domiciliari per resistenza, ma l'avvocato del ragazzo ha presentato al gip istanza di legittimo impedimento: viste le sue condizioni di salute il giovane non sarebbe ancora in grado di sostenere il confronto. Intanto gli esami a cui è stato sottoposto in ospedale hanno certificato che mentre era alla guida dello scooter, Fares era positivo al Thc, uno dei principi attivi della cannabis.
Sempre ieri, in tarda mattinata, al cimitero di Bruzzano si sono svolti i funerali di Ramy, davanti a circa 200 persone, perlopiù ragazzi.
Mohamed Sedky, imam di San Donato, durante il rito islamico ha detto che i giovani della comunità musulmana «sono italiani» e ha chiesto alle istituzioni che venga concesso loro «il sacro diritto di avere le loro chance di costruire una vita migliore».
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