Il rapper scomparso dove braccano Igor: da un mese non si trova

Nessuna notizia di Domenico D'Amato: «Aveva difficoltà». Ma non viene cercato

Il rapper scomparso dove braccano Igor: da un mese non si trova

C'è chi scompare da oltre due mesi e non viene quasi cercato. E c'è chi viene cercato da oltre un mese e non viene trovato. Breve storia di «Igor il colpevole», killer spietato cui tutti danno la caccia, e triste cronaca di «Dome l'innocente», al secolo Domenico D'Amato, 27 anni, dj in difficoltà, che in pochi cercano davvero dopo la sua sparizione. Due vite, due fantasmi ai poli opposti dell'attenzione.

A unire i fili dei loro destini sono coincidenze temporali e spaziali che danno i brividi e una certezza: anche la legge sembra avere le sue priorità. Si, perché di Igor sappiamo (quasi) tutto, tranne dove si nasconda. Per lui lo spiegamento di forze è impressionante. Di «Dome» sappiamo solo che viveva a poche centinaia di metri da dove anche Igor scorrazzava impunito da anni. A oltre un mese dalla scomparsa, il caso di D'Amato è finito sì in tv e su qualche giornale, ma la pratica è ancora in «trasferimento» dalle forze dell'ordine alla Procura di Bologna. Al centro di questo ingranaggio inceppato è il paese di Molinella, dove D'Amato si era trasferito e dove oggi la caserma è divenuta il quartier generale delle ricerche di Igor. È qui che la famiglia ne ha denunciato la scomparsa venerdì 31 marzo. Ventiquattro ore prima che Igor uccidesse Davide Fabbri. Sette giorni prima che Igor sparasse anche a Valerio Verri. Due omicidi, una sparizione, stessi luoghi, stessi giorni. «E nessun collegamento fatto», chiosano il fratello di D'Amato, insieme all'avvocato Barbara Iannuccelli che, ricevendo il mandato dalla famiglia 3 giorni fa, ha scoperto che quella denuncia, in oltre un mese, non è mai arrivata in Procura, anche se i carabinieri dicono di averla trasmessa il 4 aprile.

«Una cosa agghiacciante», commentano legale e familiari. D'Amato ha avuto gli ultimi contatti con la famiglia a fine febbraio. A Molinella lo hanno visto ancora per una settimana, qualcuno l'avrebbe avvistato a Bologna, poi è sparito. Muti telefono e Facebook. «Dome» stava attraversando un periodo difficile, aveva anche perso il lavoro. «Infatti la denuncia della famiglia - precisa l'avvocato è per temuta disgrazia». Non per una generica assenza o allontanamento volontario. Un caso quindi da affrontare con tempestività. Peccato che 24 ore dopo la denuncia di scomparsa, le campagne di «Dome» sono diventate il «regno» di Igor. «Dome» vittima di Igor? «Sicuramente vittima di un sistema che accende i riflettori su un caso e li spegne su un altro. Senza cercare collegamenti. Che, invece, nel caso di Igor sono emersi numerosi a ritroso.

«Igor» doveva essere espulso dall'Italia ben prima di «trasformarsi» nel killer di Budrio e Portomaggiore. Solo dopo i due omicidi però si è scoperto per intero il suo curriculum criminale. L'ultimo dettaglio? Emerso pochi giorni fa, risale al 2015: «Minacciandomi con una pistola, vedendo che non reagivo e gli consegnavo i soldi che avevo, si è fermato a parlare per 15 minuti, dicendo che cercava cocaina e gli spiaceva dovermi derubare». Così un falegname di Ospital Monacale, vittima di Igor.

Intanto sia la moglie di Fabbri sia i figli di Verri si sono rivolti a due avvocati per cercare di avere giustizia: in particolare i figli della guardia ecologica ritengono che il servizio anti bracconaggio, affidato al padre, sarebbe dovuto essere sospeso subito, appena Igor fuggì da Budrio, riparando nelle campagne. Invece per una settimana nessun ordine fu comunicato e così Verri quella notte incrociò il killer che gli sparò a bruciapelo.

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