Pochi giorni fa a Ravenna sono stati installati dieci pannelli informativi in vari punti della città con l’obiettivo di promuovere una cultura di “rispetto della parità di genere, di sensibilizzazione alle pari opportunità e prevenzione e contrasto alla violenza di genere”. Un’iniziativa sulla carta giusta che dovrebbe essere scevra da ogni connotazione ideologica ma che, nei fatti, si è rivelata una campagna intrisa di ideologia come testimoniano alcuni dei pannelli realizzati. Il problema è che si tratta di un’iniziativa finanziata con i fondi della Commissione europea nell’ambito del progetto “Shaping fair cities – agenda 2030” e realizzata grazie alla collaborazione tra le associazioni del territorio Liberedonne Aps – Casa delle donne, Villaggio globale, Femminile maschile e plurale e il Comune di Ravenna.
Emblematico il caso di un pannello raffigurante una giovane donna con il velo e la scritta: “Non chiamarmi signorina, chiamami dottora”. Il velo rappresenta tutt’altro che un simbolo di parità di genere e rispetto dei diritti delle donne e utilizzarlo per una campagna con queste finalità è non solo contraddittorio ma fuori luogo, tanto più se finanziato con i soldi dei contribuenti italiani ed europei. Come se non bastasse l’immagine, la scelta testuale è allo stesso modo discutibile con la parola “dottora”. Più che parità di genere siamo di fronte all’ignoranza della lingua italiana - una contraddizione nella città in cui è sepolto Dante Alighieri - dal momento che già esiste la parola “dottoressa”.
L’iniziativa rientra in un progetto più ampio iniziato nel 2019 con un workshop intitolato “Le ragazze stanno bene a Ravenna” da cui sono emersi dieci slogan “per una campagna di comunicazione incentrata sulla parità di genere e sul sessismo della lingua italiana”.
I pannelli sono stati esposti in vari punti della città tra cui il consultorio pediatrico e perciò visibili anche ai bambini con frasi del tipo: “Perché vuoi sapere se sono maschio o femmina?”.
La parità di genere è un tema importante e andrebbe affrontato con progetti in grado di coinvolgere
tutta la cittadinanza e senza l'ideologia che porta a raffigurare una donna con il velo e a pensare che utilizzare il termine "dottora" invece di "dottoressa" sia un modo per "superare il sessismo della lingua italiana".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.