Il lunedì post-Mattarella bis è stato positivo per la piazza finanziaria italiana. Ieri mattina l'Istat ha comunicato la stima preliminare del Pil 2021 che, come annunciato dal ministro dell'Economia Daniele Franco, si è attestato al +6,5% grazie a un balzo inatteso nel quarto trimestre (+0,6% rispetto al periodo luglio-settembre). Sono valori che non si vedevano dal 1973 (+6,7%) e dal 1976 (+6,6%) anche se si può dire che il rimbalzo del 2021 sia più sostanzioso di quello di circa cinquant'anni fa in quanto nel '73 il tasso d'inflazione medio fu del 10,8% e tre anni dopo schizzò al 16,8%, mentre l'anno scorso è stato dell'1,9 per cento. L'effetto di trascinamento sull'anno in corso è incoraggiante: il Pil acquisito (ovvero con variazione nulla nei quattro trimestri) è del +2,4 per cento.
Il ministero dell'Economia, però, ha smorzato i facili entusiasmi. «La recrudescenza della pandemia sta causando un temporaneo rallentamento dell'attività di alcuni settori economici e il caro energia è un indubbio fattore di rischio», ha scritto Via XX Settembre in una nota di commento. «Tuttavia - prosegue - il quadro epidemico nazionale è in fase di miglioramento e il governo è già ripetutamente intervenuto per attutire il rialzo dei prezzi di gas ed elettricità su imprese e famiglie e ulteriori interventi sono in esame». Pur non sottovalutando i fattori di incertezza che sussistono a livello internazionale, conclude il comunicato, l'obiettivo resta quello di conseguire nel 2022 una crescita del Pil superiore al 4 per cento».
L'agenzia di rating Standard & Poor's ritiene, tuttavia, che il Mattarella bis sia un fattore determinante per spingere il prodotto interno lordo. La continuità politica «consentirà al governo di Mario Draghi di concentrarsi sulla realizzazione di un secondo ciclo di riforme nell'ambito dell'impegno italiano previsto dal Pnrr. S&P prevede un +4,7% di Pil nel 2022. Una circostanza testimoniata anche dal «raffreddamento» dello spread tra Btp e Bund decennali con il differenziale di rendimento che è sceso dai 141 punti a 133 di ieri. E di sicuro non è un caso che nel Consiglio dei ministri di domani il premier Mario Draghi si concentrerà sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il premier ha chiesto a tutti i ministri di «indicare lo stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza. Per ottenere la rata da 24,1 miliardi al 30 giugno sarà necessario conseguire 45 obiettivi, mentre altri 55 target dovranno essere raggiunti nel secondo semestre per la tranche da 21,8 miliardi.
La chiusura positiva di Piazza Affari (+0,94%) ha rappresentato un ulteriore segnale di fiducia, pur in un contesto internazionale favorevole, nei confronti dell'accoppiata Quirinale-Palazzo Chigi. Molte banche di investimento e case d'affari hanno pubblicato report nei quali fondamentalmente si tira un sospiro di sollievo per l'esito dell'elezione presidenziale. Da Bank of America a Equita a Intermonte fino a Barclays il leitmotiv è lo stesso: è stato scongiurato il rischio di uno stop all'azione del governo. Come detto, c'è un pericolo imminente che si chiama inflazione. Secondo Prometeia, l'economia potrebbe riprendere slancio nella prossima primavera se la pandemia proseguirà a rallentare e se la situazione internazionale (a partire dalle tensioni Russia-Ucraina) si normalizzerà.
Secondo Intesa Sanpaolo, il Pil resterà «temporaneamente debole» ma ci si attende una successiva accelerazione «su ritmi di poco superiori al punto percentuale». È sottinteso, ovviamente, che nei Palazzi la stabilità deve essere il principio guida.
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