Dal Recovery Fund alle nomine: cosa c'è dietro il pressing su Gualtieri

La poltrona del ministro dell'Economia traballa: i renziani lo hanno messo nel mirino e ora può essere sostituito. Ecco perché il Tesoro fa gola

Dal Recovery Fund alle nomine: cosa c'è dietro il pressing su Gualtieri

Un cambio al Ministero dell'Economia. Questa sarebbe una delle tante richieste avanzate da Italia Viva nel corso del tentativo di ricucire con gli alleati: i renziani hanno messo nel mirino Roberto Gualtieri, la cui poltrona traballa e per questo - in vista di un possibile imminente maxi rimpasto - potrebbe essere sostituito. Il titolare del Mef può godere però dell'endorsement di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, arrivato nella giornata di ieri: "Deve restare per il bene del Paese. Quel che portiamo a casa con il Recovery Fund è merito suo". A fare quadrato attorno alla sua figura è stato anche Nicola Zingaretti. "È un punto fermo. Queste sono proprio cose che non vanno neanche ripetute perché diventano una notizia", ha risposto il segretario del Partito democratico alle voci di un possibile cambio nel dicastero di Via Venti Settembre.

In queste ore stanno circolando i nomi di Fabio Panetta (ex direttore generale della Banca d'Italia e membro del Comitato esecutivo della Bce) e di Ernesto Maria Ruffini (direttore dell'Agenzia delle Entrate) come possibili nuovi approdi. I giallorossi comunqe hanno già messo le mani avanti e hanno chiuso all'ipotesi di consegnare un Ministero così strategico al gruppo renziano: "L'Economia ad un partito che vale il 2%? Non se ne parla". Per quale motivo il Tesoro fa così gola? Semplicemente perché, soprattutto tra Recovery Fund e nomine, è custode di un bottino molto ambito.

Il pressing per il Tesoro

Nel periodo dell'emergenza è emersa l'importanza del Mef, protagonista di passaggi obbligati e determinanti per quanto riguarda le principali misure per fronteggiare la pandemia: scostamenti di bilancio, ristori, cassa integrazione, aiuti alle imprese e potenziamento di ospedali e trasporti. L'anno del Coronavirus ha inoltre messo in luce quanto diverse questioni richiedano il parere di quello che può essere definito il "dicastero perno": reddito di cittadinanza, quota 100, sblocco dei licenziamenti, ammortizzatori sociali e pensioni.

Sempre il Covid-19, appunto, ha portato all'opportunità europea del Recovery Fund: al Tesoro dovranno arrivare i contenuti e le somme stanziate per i progetti e - dettaglio non da poco - da lì dovrà passare la gestione dei soldi. Senza dimenticare che la bozza iniziale prevedeva uno schema piramidale con al vertice il premier Giuseppe Conte affiancato dal ministro Gualtieri e dal ministro Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico).

I renziani vorrebbero toccare palla anche sul campo delle nomine visto che l'Economia, in quanto azionista di riferimento di molte società, è fondamentale nell'indicazione dei nuovi vertici. E la prossima tornata da circa 500 nomine pubbliche (tra posti nei consigli di amministrazione e collegi sindacali) ingolosisce un po' tutti. Il calendario segna in primavera Cassa depositi e prestiti e in estate la Rai.

Partita aperta anche relativamente al piano 2016-2020 di Anas con ben 36 miliardi di investimenti: come fa notare l'Huffington Post, i vertici di questa società "rappresentano posti cruciali nel determinare le politiche dei prossimi anni in materie di opere pubbliche stradali". All'orizzonte poi Invimit, Sogei e le controllate di Eni.

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