Tutti sul carro del vincitore. Il Partito Democratico esulta e si intesta la vittoria del "Sì" al referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Lo scrutinio è in corso e procede spedito: oltre due dalla chiusura dei seggi elettorali, il "Sì" alla cosiddetta legge Tagliapoltrone fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle è al 68%.
L’esito era scontato, ma non era così ovvio, anzi, che il "No" potesse arrivare al trenta e rotti percento. Per cui, si può parlare di vittoria, ma non certo di trionfo. E, soprattutto, il Pd non ha le carte in regola per fare proprio questo risultato. Perché? Presto detto: nel maggio del 2019, quando era in carica l’allora governo gialloverde, i dem alla Camera votarono contro la riforma per ridurre i parlamentari da 945 a 600. Già, proprio così. All’epoca dei fatti, infatti, c’è chi etichettò la riforma come una vera e propria "cazzata" (parola di Roberto Giachetti) oltre che pericolo per la democrazia istituzionale (secondo Roberto Fiano). Oggi, però, in casa Pd si festeggia. Il più classico dei cortocircuiti dem.
La giravolta di Nicola Zingaretti & Co., comunque, non è passata del tutto inosservata. In questi mesi di campagna elettorale per le Regionali e appunto il referendum, è tornata a galla quella che era la posizione del Partito Democratico appena un anno fa. Peraltro, con l’avvicinarsi della data del voto, non pochi esponenti di spicco del piddì hanno espresso la propria contrarietà nei confronti della riforma. L’ex segretario Walter Veltroni, infatti, ha espresso le sue perplessità per esternare il “No” al referendum, e a lui si è aggiunto il padre fondatore Romano Prodi. Oggi, comunqe, il "Sì" ha vinto e Zingaretti e i suoi festeggiano
Il Pd: "È una nostra vittoria"
Uno dei primi a commentare in casa Pd il risultato del referendum è stato il tesoriere di partito Walter Venini. "Credo che il risultato del referendum, dopo le prime proiezioni, ci autorizzi a dire che il cammino delle riforme potrà essere rafforzato e velocizzato. Oltre un terzo degli Italiani hanno votato sì; noi come Pd abbiamo dato un contributo decisivo a questo sì, un sì di cambiamento, l'esatto contrario al sì populista. Dentro al No c'erano anche delle ragioni che la direzione e il partito aveva compreso e fatte proprie", il commento a caldo del dem. Che a seguire ha così chiosato: "Il Sì riformista che ha vinto e alcune ragioni del No rappresentano un carburante, un sistema propulsivo per le riforme necessarie. Perchè il Parlamento sia sempre più rafforzato nella rappresentatività e nell'essere incisivo. Ci aspettano le sfide ci vorrà anche un Parlamento che sia in grado con efficacia efficienza di dare risposte per accompagnare il paese verso il cambiamento a cui il Pd sta lavorando con grande senso di responsabilità".
Dal Nazareno, dunque, trapela la soddisfazione del segretario: secondo quanto registrato dall'Adnkronos, Nicola Zingaretti è "soddisfatto" per il risultato delle urne, che in sua opinione andrebbe a confermare la validità della scelta del Pd. "Ora avanti con le riforme. Rappresenteremo anche molte delle preoccupazioni di chi ha votato No reputando insoddisfacente solo il taglio dei parlamentari", le parole di Zinga riportate da fonti interne al Pd.
All'Adnkronos ha parlato anche il deputato dem Andrea Romano: "Finalmente si rimette in moto il cantiere delle riforme istituzionali bloccato ormai dal 2016, come abbiamo sempre detto il taglio è solo un piccolo passo che grazie all'impegno del Pd è inserito in un quadro più ampio di riforme che rafforzeranno la nostra democrazia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.